Il Corriere della Sera - 06.07.2009.pdf

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LUNEDÌ 6 LUGLIO 2009 ANNO 48 - N. 26
In Italia EURO 1,00
Milano, Via Solferino 28
Tel. 02 6339
Del lunedì www.corriere.it
Roma, Piazza Venezia 5
Tel. 06 688281
La finale del tennis
CorrierEconomia
In edicola mercoledì
Federer, vittoria record aWimbledon
Da Marcegaglia al padovano Peghin:
l’appello delle imprese alle banche
Le inchieste di Maigret
«La prima inchiesta di
Maigret» - Terzo volume
Successo numero 15 nei tornei dello Slam
di Dario Di Vico e Stefania Tamburello
nell’inserto
6,99 euro
Perrone a pag. 34 e un intervento di Martin Amis apag.8
più il prezzo del quotidiano
LE RESISTENZE SOCIALI E TERRITORIALI
All’Aquila scattate le misure di sicurezza. Palazzo Chigi accusa la stampa estera «morbosa»
L’intervento
I VERI OSTACOLI
ALLE RIFORME
Mercati, il piano per il G8
«Scriviamo
alla Scala
il manifesto
per Milano»
Documento italiano in 12 punti sull’economia globale
di ANGELO PANEBIANCO
F orse bisognereb-
do la crisi mondiale fini-
rà. Ciò che invece non sap-
piamo, ciò che è più diffi-
cile prevedere, è quali
sconvolgimenti sociali po-
trebbero derivare da radi-
cali interventi riformatori
in tutti quei settori.
Nonostante la tradizio-
nale turbolenza della no-
stra vita politica, la socie-
tà italiana, nel corso dei
decenni, sembra essersi
ben adattata a vivere in
condizioni di bassa cresci-
ta. Al punto che la perpe-
tuazione dei suoi equili-
bri, sociali e territoriali,
pare dipendere ormai pro-
prio dall’assenza di incisi-
ve riforme liberalizzatrici
in una serie di settori stra-
tegici. In altri termini, se-
condo questa ipotesi, ciò
che obbliga da decenni
l’economia italiana a fun-
zionare a basso regime è
anche ciò che assicura al
Paese condizioni di stabi-
lità sociale e territoriale.
In queste condizioni, ten-
tare di dare molta più po-
tenza alla macchina richie-
derebbe modificazioni
drastiche e subitanee di
radicatissime abitudini so-
ciali, la messa in discus-
sione di equilibri consoli-
dati, la penalizzazione (al-
meno a breve termine) di
vaste aree territoriali oggi
garantite dalle rendite,
grandi, piccole, e anche
piccolissime, assicurate
dai mercati protetti. Con
conseguenze, sociali e po-
litiche, assai poco prevedi-
bili.
Una delle ragioni, forse
la più importante, per cui
la società italiana risente
oggi meno di altre degli
effetti della crisi mondia-
le, è dovuta proprio alla
presenza di quei fattori
che ne hanno frenato la
crescita nei decenni prece-
denti.
Dodici «tavole» per l’economia globale: le
pubblica l’Ocse, l’organizzazione dei 30 Paesi
più industrializzati, che ha lavorato con gli
esperti del ministro dell’Economia Tremonti e
con i tecnici della cancelliera tedesca Merkel.
All’Aquila partito il piano sicurezza per il G8.
ALLE PAGINE 2 E 3
Bagnoli e Roncone
di LETIZIAMORATTI
be scavare più a
fondo di quanto
in genere non si
faccia quando ci si interro-
ga sul perché sia così diffi-
cile per i governi italiani,
di destra o di sinistra, fare
riforme incisive a favore
della concorrenza. Quelle
mancate riforme, dopotut-
to, contribuiscono a spie-
gare due decenni di bassa
crescita (in un’epoca di
grande espansione del-
l’economia internaziona-
le) e sappiamo che, se
non si faranno, anche la ri-
presa potrebbe risultare
difficile e stentata una vol-
ta superata la crisi mon-
diale. Ma, forse, quelle ri-
forme sono rese estrema-
mente difficili dal fatto
che, se attuate, potrebbe-
ro destabilizzare la demo-
crazia italiana e, persino,
mettere a rischio la stessa
unità del Paese. Insom-
ma, c’è probabilmente
qualcosa di più, dietro al-
le riforme mancate, della
resistenza delle solite lob-
bies .
Sul Corriere del 28 giu-
gno scorso Mario Monti
ha elencato i settori che
dovrebbero essere interes-
sati dall’azione riformista:
«... la riduzione struttura-
le della spesa pubblica
corrente, anche attraver-
so la riforma delle pensio-
ni, la formazione del capi-
tale umano, le infrastrut-
ture, una maggiore con-
correnza per aprire i mer-
cati e ridurre le rendite, la
liberalizzazione dei servi-
zi e specialmente dei ser-
vizi pubblici locali». Effet-
tivamente, sappiamo che
sono quelle le riforme
che servirebbero per dare
un nuovo slancio all’eco-
nomia italiana e metterla
in condizione di sfruttare
al meglio le occasioni che
le si presenteranno quan-
Giannelli
Il vertice
C aro direttore,
O BAMA E M EDVEDEV
I S OGNI D IVERSI
solo il primato del
merito saprà disegnare
la nuova crescita di
Milano. Il Corriere parla
di un orgoglio da
ritrovare e di voglia di
partecipare: l’Expo
rappresenta una
opportunità
straordinaria. Potremo
ritrovarci alla Scala per
riscrivere insieme la
nuova identità della
città.
*Sindaco di Milano
di FRANCO VENTURINI
CLIO NAPOLITANO
A l G8 che si apre mercoledì Obama e
«Io e le first lady
Un incontro semplice
aperto agli imprevisti»
Medvedev porteranno in dote un
messaggio contraddittorio. Per un verso
la visita che il presidente Usa compie da
oggi a Mosca sarà servita a riattivare il
dialogo tra due potenze che insieme
detengono il 96 per cento delle armi
nucleari esistenti al mondo.
di MARZIO BREDA
A PAGINA 5
CONTINUA A PAGINA 5
A PAGINA 15
L’eredità dell’Avvocato
Immigrazione Iniziativa del ministro Giovanardi
Margherita,
Marella
e le lettere
della contesa
«Regolarizzare le badanti»
Ma la Lega si oppone
di MARIO GEREVINI
Regolarizzare gli extra-
comunitari che sono già
in Italia senza permesso
di soggiorno, ma con un
rapporto di lavoro in cor-
so. La richiesta di provve-
dimento urgente viene
da Carlo Giovanardi, sot-
tosegretario alla presiden-
za del Consiglio. Obietti-
vo: gestire l’emergenza di
colf e badanti — mezzo
milione ora in Italia, che
si troverebbero «fuorileg-
ge» con l’approvazione
del pacchetto sicurezza
— e rendere più efficaci
le nuove norme varate
dal Parlamento. La mag-
gioranza si divide. L’irrita-
zione di Maroni e il no di
Calderoli: «Molte sono
finte e si dedicano a dro-
ga e sesso».
La linea di Schifani
Lei si firma con il
cognome del marito,
Agnelli, ma chiama la
figlia «signora de
Pahlen». Una lettera
scritta da Marella
Caracciolo ai tre
legali coinvolti nella
trattativa riapre il
caso dell’eredità
dell’Avvocato e
testimonia la rottura
violentissima e
dolorosa tra la madre
e la figlia Margherita
sullo sfondo di una
battaglia giudiziaria
sempre più
controversa. (Nella
foto, da sinistra,
Marella, Sergio de
Pahlen e Margherita).
A PAGINA 20
Pacchetto giustizia
«Meglio dopo l’estate»
di FRANCESCO VERDERAMI
«Rallentare le lancette» di
Palazzo Madama in modo
da «assicurare il tempo
necessario per gli
approfondimenti» e
«garantire un confronto il
più pacato e costruttivo
possibile tra gli
schieramenti». Il presidente del Senato
Renato Schifani raccoglie le sollecitazioni
del Quirinale e mira a spostare a dopo
l’estate il voto sull’intero pacchetto
giustizia che contiene la riforma del
processo penale ma soprattutto il disegno
di legge sulle intercettazioni.
A PAGINA 11
Arachi
CONTINUA A PAGINA 8
A PAGINA 13
Pubblico & Privato
di Francesco Alberoni
Morbo di Batten Senza una nuova cura moriranno a 12 anni
Lo spettacolo e la politica
sono le élite del potere
versità, i filosofi, il clero a dare modelli
di comportamento. Il popolo se li fa da
sé guardando e discutendo ciò che vede
alla televisione. Ma a decidere chi arri-
verà sullo schermo e prenderà la paro-
la è una élite formata dai grandi con-
duttori, divi, cineasti, cantanti, giorna-
listi, comici che si cooptano fra di loro.
Essi si presentano come modelli da imi-
tare, poi giudicano, danno consigli, lan-
ciano slogan, animano e dirigono i di-
battiti. Il tutto poi viene ripreso dai
quotidiani, dai settimanali e da inter-
net.
Non esistono perciò più una élite del
potere ed una élite senza potere, ma
due élite del potere: quella politica e
quella dello spettacolo. La prima si for-
ma attraverso il dibattito politico e le
elezioni, la seconda attraverso la coop-
tazione e l'audience. Inoltre le due sfe-
re della politica e dello spettacolo spes-
so si sovrappongono e, nel campo del
costume e dei valori, l'élite dello spetta-
colo tende a prevalere su quella politi-
ca. L'audience ha più peso del voto.
Due sorelline in attesa del miracolo
SOSTENIBILITÀ:
SOCIAL
HOUSING,
VIENNA
N el 1963 ho scritto il libro «L'élite
si vedeva l'enorme influenza di Elvis
Presley. Negli anni successivi arrive-
ranno Joan Baez, i Beatles, gli hippy.
Sono loro che mettono in moto la rivolu-
zione giovanile, quella sessuale e crea-
no le condizioni per il femminismo.
Cos'è cambiato da allora? I sociologi
ci hanno detto che sono incominciati il
postmoderno, il relativismo culturale,
il neopaganesimo, che la società si è
frantumata in tribù, è diventata liqui-
da. E pare strano che nessuno di loro
abbia notato il fatto più semplice ed ele-
mentare: che quella che avevo chiama-
to l'élite senza potere oggi in realtà ha
preso il potere su tutti i mezzi di comu-
nicazione di massa. Oggi è lei che pla-
sma ufficialmente l'opinione pubblica e
la morale corrente. Non sono più le uni-
CONTEMPORARY ARCHITECTURE INTERIORS DESIGN ART
senza potere», in cui sostenevo
che, mentre nel mondo antico c'era una
sola élite, quella del potere, formata
dal re, la nobiltà e l'alto clero che, con
la sua pompa e la sua magnificenza, ve-
niva ammirata e costituiva un modello
per tutti, oggi invece ve ne sono due. La
seconda è formata dai divi, da star in-
ternazionali, dai personaggi dello spet-
tacolo noti a tutti, amati, ammirati e
imitati e che costituiscono l'oggetto del
pettegolezzo collettivo nelle società di
massa. Questa élite interessa per la
sua vita privata, i suoi amori, i suoi di-
vorzi e offre a tutti modelli di comporta-
mento. E, pur non avendo un potere for-
male, ha un immenso peso sulla mora-
le e sul costume. Quando scrivevo già
REM KOOLHAAS
PER PRADA
A SEUL
Ma nel
campo dei
valori
l’audience
ha più peso
del voto
Oggi hanno tre e sei an-
ni: entrambe moriranno
a 12. Sono due bambine
inglesi affette dal morbo
di Batten, una rarissima
malattia genetica, finora
non curabile, che colpi-
sce la funzione metaboli-
ca del cervello. La madre
ha raccontato su Internet
la loro storia: «Qualcuno
mi dia una speranza».
A PAGINA 22
Castaldo e Pappagallo
ARCHITETTURA
IN BURKINA
FASO
CROAZIA:
MEMORIALE
PER GIOVANNI
PAOLO II
EMERGENZA:
STRUTTURE
IN BAMBOO
www.corriere.it/alberoni
È IN EDICOLA
IL NUMERO DI LUGLIO
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2 Primo Piano
Lunedì 6 Luglio 2009 Corriere della Sera
#
Il vertice all’Aquila
Il G8 è costituito
dai sette Paesi
più
industrializzati
del mondo più
la Russia. Le otto
nazioni saranno
rappresentate
dai loro capi
di Stato
o di Governo
to
i
Le dodici «tavole»
otto
no
FRANCIA
Nicolas Sarkozy
Presidente
per un’economia etica
CANADA
Stephen Harper
Primo ministro
er
GERMANIA
Angela Merkel
Cancelliera
Summit
Mercoledì si apre il G8 dell’Aquila.
Oltre agli otto Grandi, a specifiche sessioni
del vertice prenderanno parte anche
i rappresentanti di altri Paesi del mondo
Pronto il testo Ocse elaborato dall’Italia
mondiale
G5
ROMA — Le dodici «tavole» per
un’economia più giusta e sostenibile
stanno per planare sui lavori dei Grandi
della Terra da mercoledì riuniti all’Aqui-
la. Oggi saranno visibili a tutti sul sito
dell’Ocse (in francese Ocde.org), l’orga-
nizzazione dei 30 Paesi più industrializza-
ti del mondo, che ha lavorato a stretto
contatto con gli esperti nominati dal mi-
nistro dell’Economia Giulio Tremonti e
con i tecnici del cancelliere tedesco Ange-
la Merkel. I passaggi chiave fanno forti
riferimenti all’integrità, alla legalità e al-
la trasparenza dei mercati e della proprie-
tà sotto l’occhio vigile della «politica»
impegnata a monitorare e a migliorare
di continuo gli assetti regolatori non so-
lo della finanza ma anche dell’economia
«reale». Ovunque ci sono riferimenti al-
l’etica, alla giustizia, alla responsabilità.
Anche il premier britannico Gordon
Brown ha pronto un suo piano anticrisi
in cinque punti che sotto-
porrà al G8: più credito
da parte delle banche, in-
tervenire sul prezzo del
petrolio, scoraggiare il
protezionismo, favorire
l’occupazione dei giova-
ni, rilanciare le tesi del
G20 di Londra.
Al pragmatismo di
Downing Street si con-
trappone la visione rego-
latoria delle dodici tavole
della legge. Chi ha lavora-
to in questi mesi al pro-
getto fa notare come la
domanda di etica, dopo il
crack Usa, sta aumentan-
do ovunque. Il mese scor-
so alla Business School
della statunitense Har-
vard 400 studenti, prima di ricevere il lo-
ro bravo master Mba, hanno fatto una
sorta di «giuramento di Ippocrate» (quel-
lo dei medici prima di iniziare la profes-
sione) contro l’avidità impegnandosi a
servire «con integrità il bene comune».
Le «tavole», in quanto tali, si ispirano
a principi molto ideali ma ci sono passag-
gi estremamente legati all’attualità e alla
crisi economica che ha creato decine di
milioni di disoccupati. Tra i primi punti
viene indicato il superamento del segre-
to bancario, nuove governance societa-
rie, il rispetto degli standard per la difesa
dell’ambiente, del lavoro, della società
che «non devono andare verso il basso»
ma mirare a una «convergenza condivi-
sa al massimo livello da strutture legali
internazionali». Così come ci sono ampi
riferimenti alla lotta contro l’evasione e
l’elusione fiscale, contro la criminalità fi-
nanziaria e il «riciclaggio del denaro
sporco» che vanno «effettivamente colpi-
ti e puniti».
Nel mirino dei nuovi Global Legal
Standard anche i superstipendi dei top
manager non solo bancari — fatti di
stock option e paracaduti d’oro — che
devono essere «sostenibili», collegati a
obiettivi di lungo termine e condivisi da
tutta la filiera degli stakeholder. Di con-
seguenza la governance delle grandi
compagnie — siano esse private o pub-
bliche, industriali o finanziarie — deve
rispettare precisi schemi legali condivisi
dal management e dagli azionisti senza
nascondere attività illecite, debiti ma-
scherati, pratiche fiscali non corrette,
manipolazione improprie dei bilanci.
La convinzione dei «progettisti» del
nuovo codice è che se questi principi fos-
sero stati adottati e rispettati da tutti, la
piaga dei titoli tossici, un caso Madoff o
il fallimento della Lehman Brothers, non
sarebbero stati possibili. E la crisi che ha
sconvolto il mondo evitata.
Il summit del G8 dell’Aquila si occupe-
rà per primo del documento di 72 pagi-
ne, grossomodo il dossier conosciuto co-
me Lecce Framework, una sorta di «rela-
zione tecnica» per spiegare e documenta-
re i dodici punti essenziali. Nessuno si il-
lude che il G8 riesca ad entrare nel detta-
glio della mole dei criteri giuridici che
sottendono le «regole». Sufficiente per
adesso sarebbe un «endorsement» politi-
co che condivida la filosofia di base del
lavoro fatto sino ad ora dall’asse Parigi
(Ocse)-Roma-Berlino per proiettare i
principi del Global Legal Standard e del
Global Charter a livello del G20 perché è
impensabile agire al di fuori di un peri-
metro politico e giuridico che escluda i
nuovi attori economici come la Cina e
l’India.
Se ci sarà il via libera dal G8, il team di
nove giuristi-politici-economisti messo
in campo alla fine di febbraio da Tremon-
ti (Guido Rossi, Enrico Letta, Giulio Na-
politano, Silvia Cipollina, Carlo Baldocci,
Vittorio Grilli, Gustavo Visentini, Gabrie-
le Crespi Reghizzi e Alberto Santamaria)
proseguirà il lavoro in contatto con i te-
deschi e gli esperti Ocse per sbarcare al
G20 di Pittsburgh in settembre e succes-
sivamente al G8 finanziario di Istanbul
in ottobre. Il segretario generale dell’Oc-
se Angel Gurria, che ha fatto della lotta
ai paradisi fiscali e alla disoccupazione
una sua personale battaglia, si è appas-
sionato a questa iniziativa italiana e ne
segue pervicacemente gli sviluppi.
Il mondo si sta del resto muovendo su
questo solco. Il presidente degli Stati Uni-
ti Barack Obama, il 17 giugno scorso, e
senza aspettare i suggerimenti del Finan-
cial Stability Board, ha proposto al Con-
gresso quella che ha definito «la più
grande riforma dal ’29»: ha così dato
maggiori poteri ispettivi alla Fed, creato
un’Authority per i consumatori e incari-
cato il segretario al Tesoro Tim Geithner
di guidare un «consiglio di coordinamen-
to» per identificare i rischi emergenti. La
Commissione europea proprio venerdì
ha presentato in modo autonomo una se-
rie di linee guida per centralizzare il fun-
zionamento dei derivati e aumentare la
sicurezza dei mercati.
Mosse tutte giuste ma è proprio quel-
lo che il meccanismo del Global Legal
Standard con le sue «tavole del diritto»
vorrebbe in fin dei conti evitare: che
ogni Paese si blindi al proprio interno
con una serie di provvedimenti slegati
dal contesto internazionale. Perché se la
crisi è globale, come ormai tutti sosten-
gono, non ha senso reagire con metodi
locali.
Paesi emergenti
BRASILE
Luiz Inácio
Lula da Silva
Presidente
MESSICO
Felipe Calderón
Presidente
CINA
Hu Jintao
Presidente
SUDAFRICA
Jacob Zuma
Presidente
INDIA
Manmohan Singh
Primo ministro
EGITTO
Hosni Mubarak
Presidente
Invitato dalla presidenza
italiana per le sue
caratteristiche di Paese
africano, arabo
e musulmano, si unirà
ai lavori del G5
Fonte: www.g8italia2009.it
Preparativi Nella campagna intorno alla caserma Coppito
Check-point, cannocchiali,
carabinieri a cavallo
Apre la «zona rossa»
DAL NOSTRO INVIATO
carabiniere, un finanziere, un forestale.
Il secondo sbarramento appare dopo cin-
quecento metri. Ancora carabinieri. Due sul ci-
glio destro, tre su quello sinistro. Uno, armato
di mitra, è invece appostato dietro il fuoristra-
da con il lampeggiante acceso. «Può favorire
il passi?».
A questo punto, la caserma dove, da merco-
ledì, si ritroveranno i potenti della Terra, sarà
distante un chilometro. La strada ora diventa
in qualche modo più elegante, formale, uffi-
ciale. Transenne, e poi, sulla destra e sulla sini-
stra, marciapiedi perfetti, e colorati di verde.
Lo sguardo scorre oltre e raggiunge, in lon-
tananza, coppie di cavalieri. Carabinieri a ca-
vallo. Agenti di polizia a cavallo. Entrano in
boschetti, scompaiono, poi riemergono, gua-
Giuramento di Ippocrate
L’AQUILA — Arrivando dalla statale 17, il
primo check-point è alla fine del rettilineo,
dopo la curva. Un panorama di prati, boschi.
Ci sono anche pecore, un gregge; con un cane
bianco che abbaia nervoso. Il magnifico picco
del Gran Sasso emerge, a fatica, da nuvole ne-
re e basse.
Carabinieri in assetto antisommossa. Mare-
sciallo cortese ma deciso.
«Dov’è diretto?». Alla caserma di Coppito.
«Ha il passi?». Eccolo. «La foto però...». Cosa
c’è che non va, maresciallo? «Nella foto lei in-
dossa occhiali da vista, e non da sole, scuri,
come quelli che ha adesso». Aspetti. «Ecco, sì,
con questi occhiali è proprio lei... bene, allora
va bene. Mi scusi, cerchi di capire... Ma abbia-
mo l’ordine di essere molto rigidi, nei control-
li».
Nella «zona rossa», aperta all’alba e operati-
va fino alla mezzanotte del prossimo 11 lu-
glio, si entra così. La caserma, in linea d’aria,
sarà distante almeno tre chilometri. La strada
attraversa una campagna agricola, ogni tanto
intersecata da viottoli, stradine sterrate. Ma
non c’è sentiero che non sia presidiato da un
Il giuramento
d’Ippocrate
(foto) èil
giuramento che
i medici
prestano prima
di iniziare la
professione.
Prende il nome
da Ippocrate, medico dell’isola di
Kos, che lo formulò nel 430 a.C. A lui
si deve anche il concetto di segreto
professionale. L’etica che il padre
della medicina moderna occidentale
ha trasmesso rispecchia l’ideale del
medico come filantropo al servizio
dell’umanità, che nel suo lavoro ha
come obiettivo il bene del paziente
Sicurezza nei campi
Roberto Bagnoli
Nei campi accanto al nuovo aeroporto
dei Parchi, agricoltori dotati di permessi
speciali. «Passi» anche ai bambini. Agenti
mobilitati per le manifestazioni di protesta:
venerdì corteo annunciato da Indymedia
G8
CAN
Step
Primo
122439415.026.png 122439415.027.png 122439415.028.png 122439415.029.png 122439415.030.png 122439415.031.png 122439415.032.png 122439415.033.png 122439415.034.png 122439415.035.png 122439415.036.png 122439415.037.png 122439415.038.png 122439415.039.png 122439415.040.png 122439415.041.png 122439415.042.png 122439415.043.png 122439415.044.png 122439415.045.png 122439415.046.png 122439415.047.png 122439415.048.png 122439415.049.png 122439415.050.png
Corriere della Sera Lunedì 6 Luglio 2009
Primo Piano
3
#
Unione Europea
Si uniscono ai lavori del G8:
REGNO UNITO
Gordon Brown
Primo ministro
José Manuel
Barroso
Presidente
della Commissione
europea
Emergenza sismica
ConMagnitudo 4
scatterebbe
l’evacuazione:
il vertice a Roma
ITALIA
Silvio Berlusconi
Primo ministro
GIAPPONE
Taro Aso
Primo ministro
STATI UNITI
Barack Obama
Presidente
RUSSIA
Dmitrij
Medvedev
Presidente
Fredrik Reinfeldt
Presidente
di turno dell’Ue,
primo ministro
svedese
MEF
(Major Economies Forum, gruppo sul clima, formato insieme a G8 e G5 )
ALTRI PAESI
IL CALENDARIO
Mercoledì
Riunione del G8
su regole
finanziarie, clima,
sviluppo e politica
internazionale.
Riunione
parallela del G5
Giovedì
Vertice congiunto
di G8 e G5
sulle politiche
per lo sviluppo.
Riunione
del Mef su clima
e commercio
internazionale
Venerdì
Il G8 si unisce
ai Paesi africani
per parlare di
aiuti e sicurezza
alimentare.
Conferenza
stampa finale
DAL NOSTRO INVIATO
AUSTRALIA
Kevin Rudd
Primo ministro
SUD COREA
Lee Myung-bak
Presidente
INDONESIA
Susilo Bambang
Yudhoyono
Presidente
DANIMARCA
Lars Løkke
Rasmussen
Primo ministro
PAESI BASSI
Jan Peter
Balkenende
Primo ministro
SPAGNA
José Luis Rodriguez
Zapatero
Primo ministro
TURCHIA
Recep Tayyip
Erdogan
Primo ministro
L’AQUILA — Ieri sera, poco dopo le 20, si
è avuta conferma che il timore di nuove
scosse forti, spaventevoli, capaci di scuotere il
vertice del G8 è alto, molto più alto di quanto
lo sguardo rassicurante (ma in verità ormai
piuttosto segnato dalle rughe) di Guido
Bertolaso, gran capo della Protezione civile,
vorrebbe far credere.
Un flash dell’ AdnKronos ha infatti
annunciato che, in caso di pericolo, in caso di
scosse con una magnitudo compresa tra i 4 e
i 4,5 gradi della scala Richter, la caserma di
Coppito verrebbe evacuata e il summit
sarebbe trasferito non più, come s’era
ipotizzato da giorni, alla Farnesina, dove ha
sede il nostro ministero degli Esteri, ma —
sempre a Roma — presso l’Istituto superiore
di polizia, che è in via Pier della Francesca,
nel quartiere Flaminio. La scuola, diretta dal
prefetto Mario Esposito, è un luogo che,
evidentemente,
offre maggiori
garanzie di
sicurezza.
Naturalmente,
le operazioni di
evacuazione
restano quelle
previste e per le
quali, la scorsa
settimana, si sono svolte apposite, serissime
esercitazioni (vi hanno partecipato unità delle
forze dell’ordine, della Protezione civile, della
Croce Rossa e numerosi rappresentanti delle
varie delegazioni straniere presenti al
vertice).
Il piano prevede una procedura rapida: le
delegazioni, dopo la scossa, verrebbero subito
ospitate in apposite tende.
Contemporaneamente, i vigili del fuoco
avranno il compito di verificare la tenuta
delle strutture, accertando la loro agibilità.
Tuttavia, anche in caso di rientro
autorizzato — in fondo la struttura della
caserma di Coppito appare essere davvero
robustissima — ogni delegazione avrà facoltà
di decidere se tornare, o meno, al lavoro.
Qualora, come è immaginabile, lo stato
d’animo dei capi di Stato e delle loro
delegazioni non fosse dei migliori,
scatterebbe il piano di trasferimento a Roma.
Prima il presidente degli Stati Uniti, Barack
Obama, e poi a seguire Silvio Berlusconi e
tutti gli altri sarebbero accompagnati
all’aeroporto dei Parchi, distante poco più di
un chilometro. Lì sarebbero pronti ad alzarsi
in volo aerei ed elicotteri (i quali, in
procedura di particolare urgenza, è previsto
possano atterrare direttamente nel gran
piazzale della caserma).
Tutte le operazioni di emergenza
vedrebbero comunque impegnati agenti dei
Nocs e carabinieri del Gis.
PAESI AFRICANI
Nepad
(Programma di sviluppo economico dell’Unione Africana)
Unione Africana
Meles Zenawi
Presidente di turno
del Nepad,
primo ministro
dell’Etiopia
NIGERIA
Umaru Yar’Adua
Presidente
SENEGAL
Abdoulaye Wade
Presidente
ALGERIA
Abdelaziz
Bouteflika
Presidente
Muammar
el Gheddafi
Presidente della
Unione Africana,
leader libico
Jean Ping
Presidente della
Commissione
dell’Unione
Africana
ANGOLA
José Eduardo
dos Santos
Presidente
CORRIERE DELLA SERA
L’altra sede
dano un torrente, s’inerpicano sul dorso di
una collina. Una scena, a suo modo, antica. Da
stampa d’epoca. D’altra parte mai, finora, in
epoca moderna, un vertice di così grande im-
portanza s’era tenuto in aperta campagna, al
centro di una campagna brulla e priva di dife-
se. La sensazione è che la caserma di Coppito
sia davvero difesa come un vecchio fortino
(lo stesso possente muro di cinta è pattuglia-
to e berretti verdi della Guardia di Finanza
svettano dalle torrette armate di potenti fucili
di precisione). Qualche generale avrà dovuto
ripassare le nozioni che si apprendono, di soli-
to, alla scuola di guerra: come difendere un
presidio, come tenere distanti eventuali ag-
gressori su terreno aperto.
«Noi, signore, siamo alpini della Brigata
Taurinense...». Hanno messo gli alpini a pro-
teggere il nuovissimo aeroporto dei Parchi.
Le piste di decollo confinano con coltivazioni
di patate, uliveti, vigne. «Gli agricoltori sono
stati tutti dotati di permessi speciali. Tutti
hanno un permesso, compresi i bambini».
È chiaro che il colloquio con questo alpino
è controllato dall’alto. Sulle montagne, uomi-
ni dei nostri servizi, affiancati da agenti ameri-
cani, controllano tutto ciò che accade nel rag-
gio di qualche chilometro. Hanno cannocchia-
li potentissimi, dotati di raggi infrarossi.
Dove non arrivano i cannocchiali, cercano
di arrivare gli sguardi di uomini in borghese.
Decine di agenti della Digos e del Ros dei cara-
binieri sono operativi tra le tendopoli e nelle
strade accessibili dell’Aquila e dei paesini che
stanno intorno. Ascoltano, e poi parlano, chie-
dono, cercano di capire cosa può accadere, di
sospetto, di pericoloso, intorno a questo G8.
Domani è previsto una sorta di contro-Fo-
rum, un dibattito organizzato in città, in via
Strinella. Titolo: «Per un G8 più costruttivo».
In caso di pericolo, il
summit si terrà
all’Istituto superiore di
polizia nella capitale
Ma è un altro l’appuntamento che gli uomi-
ni dell’intelligence tengono d’occhio. L’ha an-
nunciato il sito vicino al movimento no glo-
bal, Indymedia.Abruzzo : il 10 luglio, venerdì,
marcia pacifica con partenza alle ore 14 dalla
stazione di Paganica e conclusione a Bazzano
(un luogo assolutamente simbolico, la frazio-
ne dove sono in costruzione alcuni lotti di ca-
sette che Berlusconi ha promesso di assegna-
re presto agli sfollati). Gli investigatori sono
rimasti colpiti dal fatto che a una simile mar-
cia non abbiano finora aderito i numerosi co-
mitati cittadini costituitisi nelle ultime setti-
mane: Collettivo 99, Comitato Aquila Libera,
3E32 e Cittadinanza attiva si tengono infatti
15 mila
prudentemente fuori, distanti, da questa mar-
cia. Perché? In cosa temono possa tramutarsi?
Gianni Letta, intanto, sorride tranquillo. Il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio
visita la caserma di Coppito e le zone circo-
stanti, e poi afferma: «Faremo un’ottima figu-
ra».
Gli dicono di sì; capi e capetti, ufficiali e
truppa dicono che, certo, andrà proprio così.
Ottimismo. Serenità. Intanto in città, a mezza-
notte, parte una fiaccolata. Si concluderà alle
3,32, in piazza Duomo. Alle 3,32: all’ora in cui,
tre mesi fa, la terrà tremò (perché qui, prima
del G8, c’è stato anche un terremoto).
Fabrizio Roncone
Gli uomini, tra forze
dell’ordine e militari,
impegnati nei giorni del G8.
Saranno operativi non solo
all’Aquila ma anche a Roma,
ai varchi di frontiera, nei
porti e a tutela degli obiettivi
sensibili in tutta Italia.
Ulteriore sorveglianza sarà
garantita dal cielo attraverso
l’aereo senza pilota Predator
Fa. Ro.
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Lunedì 6 Luglio 2009 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Lunedì 6 Luglio 2009
Primo Piano
5
Il vertice Usa e Russia
Obama a Mosca, verso l’accordo sul disarmo
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Prima di atterrare a Mosca,
Obama ha concesso alcune inter-
viste per spiegare come gli Stati
Uniti guardino oggi con amicizia
e con speranza al Cremlino. Un
messaggio più che necessario, vi-
sto che i recenti sondaggi mostra-
no quanto poco i russi credano
nel nuovo disgelo. Solo l’8 per
cento degli intervistati ha defini-
to «amichevoli» le relazioni con
gli Stati Uniti, mentre il 56 per
cento ritiene che la Russia non
dovrebbe accettare di ridurre il
suo arsenale nucleare. C’è una
certa simpatia per Obama (il 28%
ritiene che migliorerà le cose) ma
certamente non l’entusiasmo che
si registra in altre parti del mon-
do. Alla visita viene dato poco
spazio e poco rilievo, come dimo-
strava ieri anche una Mosca (fred-
da e piovosa) senza bandiere a
stelle e strisce.
Una delle interviste di
Obama viene pubblicata
dal quotidiano di opposi-
zione Novaya Gazeta ,
per il quale lavorava la
giornalista Anna Poli-
tkovskaya, assassina-
ta nel 2006. Questa
volta il gesto non
può essere interpreta-
to come una «provo-
cazione», visto che an-
che Medvedev aveva
scelto lo stesso giornale
ad aprile per la sua prima
intervista russa. Il presiden-
te americano ha affrontato an-
che il tema delicato del rispetto
dei diritti umani in Russia: «Non
vedo alcuna ragione per non aspi-
rare assieme a rafforzare la demo-
crazia, i diritti umani e il ruolo
della legge come parte del nostro
reset». Ha poi esplicitamente
espresso «sostegno alla coraggio-
sa iniziativa di rafforzare il ruolo
della legge» che Medvedev ha ri-
confermato ieri nell’intervista
concessa al Corriere . Obama ha
subito aggiunto che ciò deve «ov-
viamente includere la garanzia
che tutti gli imputati abbiano di-
ritto a un processo imparziale e
che i tribunali non siano usati a
scopo politico».
Meno facile sarà sicuramente
la colazione che il presidente
americano avrà martedì mattina
con il primo ministro Vladimir
Putin. Tra i due c’è stato lo scre-
zio determinato dalla frase di
Obama che parlava di un Putin
«con un piede nel passato». In
più il premier cercherà senz’altro
di riaffermare in un modo o in
un altro chi è che comandi vera-
mente in Russia.
Fabrizio Dragosei
Stati Uniti-Russia
MOSCA — Russi e americani
sono ottimisti sull’esito della visi-
ta di Barack Obama che inizia og-
gi, anche se poche ore prima del-
l’arrivo del presidente americano
il documento sul disarmo non
era ancora pronto.
Gli esperti stavano ancora lavo-
rando al testo che dovrebbe sanci-
re l’impegno della Russia e degli
Stati Uniti a raggiungere entro fi-
ne anno un accordo sulla li-
mitazione dei missili inter-
continentali. Accordo
che prenderà il posto
di quello del 1991 in
scadenza.
Ma la visita servi-
rà soprattutto a da-
re contenuti alla de-
cisione presa dalle
due amministrazio-
ni di «resettare» le
relazioni dopo le dif-
ficoltà di questi ulti-
mi anni. Non a caso
nei giorni scorsi il presi-
dente Dmitrij Medvedev
ha riconosciuto che tra i due
Paesi si è quasi tornati ai tempi
della guerra fredda.
Due partner obbligati
che non fanno
gli stessi sogni
SEGUE DALLA PRIMA
E di questo gli altri protagonisti del vertice dell’Aquila
non potranno che rallegrarsi. Ma a nessuno dei
partecipanti sfuggirà un rovescio della medaglia fatto
di disaccordi ancora consistenti, che hanno trovato
puntuale conferma nell’intervista a Medvedev
pubblicata ieri dal Corriere . Vale, anche per Obama e
per il tandem Putin-Medvedev che dirige la Russia, la
formula usata dal premier cinese Zhou Enlai ai tempi
della prima distensione tra America e Urss: «Dormono
nello stesso letto, ma non fanno gli stessi sogni».
Il letto c’è, ed è piuttosto ampio. Washington e Mosca
vogliono voltare la pagina dei burrascosi rapporti
politici tra Putin e Bush, vogliono creare tra Usa e
Russia un nuovo clima di fiducia, e i due pegni di
tanta buona volontà sono già stati individuati: un
accordo-quadro sul disarmo strategico destinato a
diventare trattato entro la fine dell’anno (riducendo a
1.500 per parte le testate atomiche consentite), e una
intesa per far transitare dalla Russia e dal suo spazio
aereo il materiale e i rinforzi americani destinati
all’Afghanistan. Quanto basterà per decretare,
domani sera, il successo dell’incontro.
Sottovalutare questi passi avanti — ammesso che gli
ultimi dettagli vengano concordati in tempo —
sarebbe a dir poco miope. La Russia rimane un
partner indispensabile dell’Occidente, e che il nuovo
inquilino della Casa Bianca ne sia consapevole è un
bene per tutti. Ma se il giaciglio promette bene, è
anche vero che Usa e Russia «non fanno gli stessi
sogni».
Mosca vuole usare il negoziato sulle armi nucleari
offensive per mandare in archivio i progetti difensivi
degli Stati Uniti in Polonia e nella Repubblica Ceca,
mentre Obama, benché più possibilista di Bush, non
intende per ora formalizzare una rinuncia. Lo schema
si ripete per il futuribile ingresso di Georgia e Ucraina
nella Nato, e anche qui Obama non prenderà impegni.
La Casa Bianca chiede al Cremlino una maggiore
collaborazione per fermare i programmi atomici
iraniani, ma la dirigenza russa fa pesare la mancata
consegna dei missili anti-aerei S-300 ai committenti
di Teheran e aggiunge che nei confronti dell’Iran non
è tempo né di sanzioni né di ingerenze. Obama vede
di pessimo occhio la sempre maggiore dipendenza
dell’Europa dal gas russo (imputata in questo caso
è anche l’Italia), mentre Medvedev e Putin spingono
sull’acceleratore del «potere energetico». La libertà
d’informazione e l’indipendenza della magistratura
in Russia paiono gravemente insufficienti agli Usa.
La tenacia americana nel considerare con sospetto
una nuova architettura di sicurezza in Europa viene
presa come un brutto segno dai russi.
Arriveremo mai, partendo da tante diversità,
a un Grande Scambio tra Obama e la Russia? Per ora
si cercherà di spingere i dissensi sotto il classico
tappeto, e di festeggiare una nuova atmosfera.
Pur sapendo, e lo si vedrà al G-8, che a nessuna
delle due parti piacciono i sogni dell’altra.
Franco Venturini
Il leader del Cremlino
Dmitrij Medvedev, 42 anni, presidente
della Federazione russa al Corriere :
«La nuova amministrazione Usa
è disposta a discutere»
Intervista «Negli Usa la first lady conta, in Italia è solo la moglie»
L’attesa di Clio Napolitano
«Voglio sapere tutto daMichelle»
In famiglia Obama con la moglie e le figlie Malia, 11 anni, e Sasha, 8 (Ap)
ROMA — Signora Clio Napolitano,
che effetto le fanno certi annunci in pom-
pa magna di una sorta di G8 delle «first
ladies» al Quirinale? Come vanno i prepa-
rativi per il suo incontro con le mogli dei
leader presenti al summit?
«A parte certe anticipazioni piuttosto
fantasiose che ho letto qua e là, il problema
è questo: ancora adesso, per il protocollo,
non c’è niente di definito. Questa tappa al
Quirinale per un tè è prevista, ma per il mo-
mento non esiste una lista completa delle
mie ospiti. E manca anche un elenco detta-
gliato delle delegazioni che potrebbero ac-
compagnarle. Quanto ai preparativi, penso
a una cosa semplice, un rinfresco. Nulla di
solenne, per carità».
Mercoledì lei, che non ha l'abitudine
di prendersi la scena, dovrà rappresenta-
re l’Italia delle donne. Ed esporsi a flash
e telecamere a costo di superare la sua
natura schiva, allergica a cerimoniali e
riverenze.
«Ripeto, sarà un incontro un po’ infor-
male e su binari in un certo senso lievi.
Aperto a eventuali
imprevisti dell’ulti-
ma ora. La presenza
della moglie del pre-
mier inglese Brown,
ad esempio, è parsa
in dubbio fino a qual-
che giorno fa senza
che questo creasse al-
cun problema. Per spiegarmi: mi hanno
chiesto se possono aggregarsi a visitare il
palazzo due ragazze di 12 e 14 anni di non
so quale seguito, e ovviamente ho detto di
sì. Non so poi se quel pomeriggio verrà an-
che, come pare, la mamma della signora
Obama, insieme alla stessa Michelle con le
due figlie. So solo che durante la mattinata,
quando ci sarà l’incontro tra mio marito e
il presidente americano, la moglie avrà un
colloquio a parte con me».
E’ curiosa di conoscere questa cop-
pia? Interrogherà Michelle per capire in
che direzione andranno l’America e il
mondo?
«Se è per questo le ho anche scritto, qual-
che tempo fa. Comunque, diciamo la veri-
tà: la curiosità c'è, e pure un po’ di emozio-
ne. Per cui, certo: mi fa piacere l'idea di
averla di fronte e di parlarle in modo sem-
plice e diretto, senza i vincoli imposti dall'
ufficialità. Per comprendere meglio i pro-
getti di suo marito, che hanno acceso tante
speranze, ma anche i progetti suoi. Perché,
lo sappiamo, in America è proprio così: c'è
una coppia alla Casa Bianca. In questo caso
una coppia davvero innovativa».
L'incontro con le consorti dei leader
potrebbe essere un’occasione per affron-
tare qualche tema «non leggero» di que-
sta stagione?
«Non sono cose che si possono pianifi-
care in anticipo. Tuttavia spero sul serio
che, tra gli spunti di conversazione, possa-
no trovare spazio questioni di carattere,
diciamo così, sociologico. Emagari politi-
co, anche se quest’ultima ipotesi mi pare
meno probabile».
Ha accennato al ruolo pubblico della
first lady americana...
«Un ruolo ben determinato e importan-
te, che credo abbia analogie con i compiti
attribuiti in Francia alla première dame».
In Italia l’unico capo dello Stato che
tentò di far assegnare alla moglie (anzi
all'intera famiglia) un ruolo di rilievo
costituzionale fu Leone. Ma dovette ri-
nunciare.
«Da noi non esiste neanche un termine
per definire le mogli dei presidenti. Nei pro-
tocolli di pranzi e visite c’è sempre scritto:
"Il presidente della Repubblica con la signo-
ra Napolitano". Qui, per fortuna o ahimè, le
cose vanno così».
Per fortuna o ahimè?
«Non mi voglio pronunciare».
Marzio Breda
È previsto un tè al Quirinale:
sarà un incontro molto
informale e su binari lievi
Il presidente Usa: aspiriamo insieme a rafforzare democrazia, diritti umani e legalità
❜❜
122439415.078.png 122439415.079.png 122439415.080.png 122439415.081.png 122439415.082.png 122439415.083.png 122439415.085.png 122439415.086.png 122439415.087.png 122439415.088.png 122439415.089.png 122439415.090.png 122439415.091.png 122439415.092.png
Zgłoś jeśli naruszono regulamin