Santa Faustina Kowalska - La Misericordia Divina.pdf

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LA MISERICORDIA DIVINA NELLA MIA ANIMA
Diario - Sr. Faustina
I° QUADERNO
O Amore Eterno, ordini di dipingere la Tua santa immagine E ci sveli la fonte inconcepibile
della Misericordia. Tu benedici chi si avvicina ai Tuoi raggi, Ed all'anima nera dai il candore
della neve. O Gesù dolce, hai eretto qui il trono della Tua Misericordia, Per aiutare i
peccatori e ridar loro la gioia. Dal Tuo Cuore squarciato, come da limpida fonte, Sgorga il
conforto per le anime ed i cuori contriti. Erompe senza posa dal cuore degli uomini L'onore
e la gloria per questa Immagine. Ogni cuore inneggi alla Divina Misericordia In ogni
momento e nei secoli dei secoli. Dio Mio Se guardo verso il futuro, m'investe la paura, Ma
perché inoltrarsi nel futuro? Mi è cara soltanto l'ora presente, Perché il futuro forse non
albergherà nella mia anima. Il tempo passato non è in mio potere Per cambiare, correggere
od aggiungere qualche cosa. Né i sapienti, né i profeti han potuto far questo. Affidiamo
pertanto a Dio ciò che appartiene al passato. O momento presente, tu mi appartieni
completamente, Desidero utilizzarti per quanto è in mio potere, E nonostante io sia piccola
e debole, Mi dai la grazia della tua onnipotenza. Perciò, confidando nella Tua Misericordia,
Avanzo nella vita come un bambino, Ed ogni giorno Ti offro il mio cuore Infiammato
d'amore per la Tua maggior gloria.
+ G.M.G. DIO E ANIME. O Re di Misericordia, guida la mia anima Suor M. Faustina del
SS.mo Sacramento Wilno, 28.VII.1934 O Gesù mio, con fiducia verso di Te Intreccio
migliaia di corone e so Che fioriranno tutte, E so che fioriranno tutte, quando le illuminerà il
Sole Divino. + O grande Divin Sacramento, Che nascondi il mio Dio, O Gesù, resta con me
ogni momento, Ed il mio cuore non sarà preso dal timore. + G.M.G. Wilno, 28.VII.1934 +
Primo fascicolo DIO E LE ANIME Sii adorata, o Santissima Trinità, ora e in ogni tempo.
SIi adorata in tutte le Tue opere e in tutte le Tue creature. Ammirata ed esaltata la
grandezza della Tua Misericordia, o Dio. Debbo prender nota 4 degli incontri della mia
anima con Te, o Dio, nei momenti particolari delle Tue visite. Debbo scrivere di Te, o
Incomprensibile nella Misericordia verso la povera anima mia. La Tua santa volontà è la vita
della mia anima. Ho avuto quest'ordine da chi Ti sostituisce per me, o Dio, qui in terra e
m'insegna la Tua santa volonta. Vedi, Gesù, com'è difficile per me scrivere e che non so
descrivere chiaramente ciò che provo in fondo all'anima. O Dio, può forse la penna
descrivere cose per le quali talvolta non esistono nemmeno le parole? Ma, o Dio, mi ordini
di scrivere; questo mi basta.
Varsavia, I.VIII.1925 L'INGRESSO IN CONVENTO. Fin dall'età di sette anni avvertii la
suprema chiamata di Dio, la grazia della vocazione alla vita religiosa. A sette anni intesi per
la prima volta la voce di Dio nella mia anima, cioè la chiamata ad una vita più perfetta, ma
non sempre ubbidii alla voce della grazia. Non incontrai nessuno che mi chiarisse queste
cose. Diciottesimo anno di vita; insistente richiesta ai genitori del permesso di entrare in
convento; rifiuto categorico dei genitori. Dopo tale rifiuto mi diedi alle vanità della vita, non
rivolgendo alcuna attenzione alla voce della grazia, sebbene 'anima mia / non trovasse
soddisfazione in nulla. Il richiamo continuo della grazia era per me un gran tormento, però
cercavo di soffocarlo con i passatempi. Evitavo d'incontrarmi con Dio intimamente e con
tutta l'anima mi rivolgevo verso le creature. Ma fu la grazia di Dio ad avere il sopravvento
nella mia anima. Una volta ero andata ad un ballo con una delle mie sorelle. Quando tutti si
divertivano moltissimo, l'anima mia cominciò a provare intimi tormenti. Al momento in cui
cominciai a ballare, scorsi improvvisamente Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato
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delle vesti, tutto coperto di ferite, che mi disse queste parole: « Quanto tempo
ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?» . All'istante si spense
l'allegro suono della musica; scomparve dalla mia vista la compagnia in cui mi trovavo.
Rimanemmo soli Gesù e io. Mi sedetti accanto alla mia cara sorella, facendo passare per un
mal di testa quanto era accaduto dentro di me. Poco dopo abbandonai la compagnia e la
sorella senza farmi scorgere e andai nella cattedrale di S. Stanislao Kostka. Era quasi buio.
Nella cattedrale c'erano poche persone. Senza badare affatto a quanto accadeva intorno,
mi prostrai, le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore che si
degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare. Udii allora queste parole: « Parti
immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento » . Mi alzai dalla preghiera,
andai a casa e sbrigai le cose indispensabili. Come potei, misi al corrente mia sorella di
quello che era avvenuto nella mia anima, le chiesi di salutare i genitori e così, con un solo
vestito, senza nient'altro, arrivai a Varsavia. Quando scesi dal treno e vidi che ciascuno
andava per la sua strada, fui presa dalla paura: che fare? ove rivolgermi, dal momento che
non conoscevo nessuno? E dissi alla Madre di Dio: « Maria, fammi strada, guidami Tu! ».
Immediatamente udii dentro di me queste parole: di andare fuori dalla città in un villaggio,
dove avrei trovato un alloggio sicuro per la notte. Feci così, e trovai tutto come la Madre di
Dio mi aveva detto. Il giorno dopo di buon mattino feci ritorno in città ed entrai nella prima
chiesa che mi si parò dinanzi. Qui mi misi a pregare, per conoscere che cosa volesse ancora
Iddio da me. Le SS. Messe si susseguivano una dietro l'altra. Durante una di queste, mi
sentii dire: « Va' da questo sacerdote e spiegagli ogni cosa; egli ti dirà quello che dovrai
fare ». Terminata la S. Messa, / entrai nella sacrestia e gli raccontai tutto ciò che era
accaduto nell'anima mia, pregandolo di indicarmi dove entrare, in quale convento. In un
primo momento il sacerdote rimase sorpreso, tuttavia mi raccomandò d'aver molta fiducia
perché Iddio avrebbe continuato a provvedere. « Nel frattempo - egli disse - ti manderò da
una pia signora, presso la quale potrai restare fino al giorno del tuo ingresso in un convento
». Quando mi presentai a quella signora, mi ricevette con grande affabilità. In quel tempo
cominciai a cercare un convento, ma a qualsiasi porta ebbi a bussare, incontrai un netto
rifiuto. 14 Il dolore attanagliava il mio cuore e dissi al Signore Gesù: « Aiutami. Non lasciarmi
sola ». Bussai infine alla nostra porta. Quando mi venne incontro la Madre Superiora,
l'attuale M. Generale Suor Michaela, dopo un breve colloquio mi disse di andare dal
Padrone di casa e domandargli se mi accoglieva. Capii subito che dovevo chiederlo al
Signore Gesù. Tutta felice mi recai in cappella e chiesi a Gesù: « Padrone di questa casa,
sei disposto ad accettarmi? Una delle suore di qui m'ha mandata da Te con tale domanda».
Immediatamente udii questa voce: « Ti accolgo; sei nel Mio Cuore ». Quando tornai dalla
cappella, la Madre Superiora mi chiese prima di tutto: « Ebbene, il Signore ti ha accettata?
». « Si », le risposi. Ed essa: « Se ti ha accettata il Signore, t'accetterò anch'io ». Fu così
ch'io venni ammessa in convento. Per varie ragioni tuttavia dovetti rimanere nel mondo per
più d'un anno ancora, presso quella pia signora. A casa mia però, non feci più ritorno. In
quel periodo dovetti lottare contro molte difficoltà, ma Dio non mi risparmiò la sua grazia e
cominciò ad invadermi sempre più la nostalgia di Dio. La signora che mi ospitava, per
quanto fosse molto devota, non comprendeva però la felicità della vita religiosa e, nella sua
schietta semplicità, cominciò a prospettarmi altri progetti di vita, ma io sentivo di avere un
cuore così grande, che nulla avrebbe potuto colmano. Mi rivolsi allora verso Dio con tutta la
mia anima assetata di Lui. Fu durante l'ottava del Corpus Domini. Dio inondò l'anima mia di
una luce interiore tale da farmeLo riconoscere più profondamente come il sommo bene e la
suprema bellezza. Compresi quanto Dio mi amasse: dall'eternità il suo amore per me! Fu
durante i vespri; con le parole semplici che mi sgorgavano dal cuore, feci a Dio / voto di
castità perpetua. Da quel momento provai una maggiore intimità con Dio, mio Sposo; da
quel momento costruii nel mio cuore una celletta dove m'incontravo sempre con Gesù.
Venne finalmente il momento in cui s'aprì per me la porta del convento. Era la sera del
primo agosto, vigilia della Madonna degli Angeli. Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva
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di essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, la preghiera
della gratitudine. Dopo tre settimane però, m'accorsi che qui era così poco il tempo
dedicato all'orazione e che c'erano molte altre cose che mi spingevano nell'intimo ad
entrare in un convento di regola più stretta. Tale pensiero prendeva sempre più forza
dentro di me, ma non era questa la volotità di Dio. Tuttavia quel pensiero, cioè quella
tentazione si consolidava sempre più, tanto che un giorno decisi di parlarne con la Madre
Superiora e di uscire decisamente dal convento. Tuttavia Iddio diresse le circostanze in
modo tale che non potei accedere alla Madre Superiora. Prima di andare a riposare, entrai
nella cappellina e domandai a Gesù di illuminarmi su questo problema; ma non ottenni
nulla nel mio intimo; solo s'impadronì di me una strana inquietudine che non riuscii a
comprendere. Tuttavia, nonostante tutto, mi proposi di rivolgermi alla Madre Superiora di
primo mattino, subito dopo la S. Messa e comunicarle la decisione presa. Andai verso la
cella; le suore erano già coricate e le luci spente. Entrai, angosciata e insoddisfatta, nella
cella. Non sapevo più che fare. Mi buttai a terra e cominciai a pregare con fervore per
conoscere la volontà di Dio. Dappertutto silenzio, come in un tabernacolo. Tutte le suore,
simili a bianche ostie rinchiuse dentro il calice di Gesù, riposavano e solo dalla mia cella
Iddio udiva il gemito di un'anima. Non sapevo che, senza autorizzazione, non era consentito
pregare nelle celle dopo le nove di sera. Dopo un momento, nella mia cella si fece un
chiarore e vidi sulla tenda il volto di Gesù molto addolorato. Piaghe vive su tutto il Volto e
grosse lacrime cadevano sulla coperta del mio letto. Non sapendo che cosa tutto ciò
potesse significare, domandai a Gesù: « Gesù, chi ti ha causato un simile dolore? ». E Gesù
rispose: « Tu Mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo ordine. È qui che
t'ho chiamata e non altrove e ho preparato per te molte grazie ». Domandai
perdono a Gesù e mutai all'istante la decisione che avevo presa. Il giorno dopo ci fu la
nostra confessione. Raccontai tutto quello che era avvenuto nella mia anima ed il
confessore mi rispose che era evidente in ciò la volontà di Dio, che dovevo rimanere in
questa Congregazione e che non dovevo nemmeno pensare ad un altro ordine. Da quel
momento mi sento sempre felice e contenta. Poco tempo dopo mi ammalai. La cara Madre
Superiora mi mandò, assieme ad altre due suore, a passare le vacanze a Skolimòw, un po'
fuori Varsavia. In quel tempo domandai al Signore Gesù: « Per chi ancora devo pregare? ».
Gesù mi rispose che la notte seguente m'avrebbe fatto conoscere per chi dovevo pregare.
Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un momento mi trovai in un luogo
nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti. Queste anime
pregano con grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo
aiutare. Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il mio Angelo Custode non mi
abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle anime quale fosse il loro maggior tormento. Ed
unanimemente mi risposero che il loro maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio. Scorsi
la Madonna che visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria « Stella del
Mare ». Ella reca loro refrigerio. Avrei voluto parlare più a lungo con loro, ma il mio Angelo
Custode mi fece cenno d'uscire. Ed uscimmo dalla porta di quella prigione di dolore. Udii nel
mio intimo una voce che disse: « La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige
la giustizia ». Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del purgatorio.
Fine del postulato 29.IV.1926. I superiori mi mandarono a Cracovia per il noviziato. Una
gioia inimmaginabile regnava nella mia anima. Quando arrivammo in noviziato, stava
morendo Suor. Qualche giorno dopo Suor... viene da me e mi ordina di andare dalla Madre
Maestra a dirle di chiedere al suo confessore, Don Rospond, di celebrare una S. Messa per
lei con l'aggiunta di tre giaculatorie. In un primo momento acconsentii, ma il giorno dopo
pensai di non andare dalla Madre Maestra, poiché non capivo bene se si era trattato di un
sogno o dii realtà. E non andai. La notte seguente si ripeté la stessa cosa in modo più
chiaro, per cui non ebbi più alcun dubbio. Malgrado ciò la mattina decisi di non parlarne
ancora alla Maestra. «Gliene parlerò soltanto quando la vedrò durante il giorno ». Ad un
tratto incontrai nel corridoio quella suora defunta; mi rimproverò di non essere andata
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subito ed una grande inquietudine s'impadronì della mia anima. Allora corsi
immediatamente dalla Madre Maestra e le raccontai tutto l'accaduto. La Madre mi rispose
che avrebbe provveduto. Nella mia anima ritornò subito la pace. Il terzo giorno quella suora
tornò di nuovo e mi disse: « Iddio gliene renda merito ». Al momento della vestizione, Dio
mi fece conoscere quanto avrei dovuto soffrire. Vidi chiaramente a che cosa mi stavo
impegnando. Fu questione di un attimo di tale sofferenza; poi il Signore inondò nuo-
vamente l'anima mia con grandi consolazioni. Verso la fine del primo anno di noviziato,
cominciò a farsi scuro nella mia anima. Non provo alcuna soddisfazione nella preghiera; la
meditazione per me è una gran fatica; la paura comincia ad impossessarsi di me. Penetro a
fondo nel mio intimo e non vi scorgo nulla, all'infuori di una grande miseria. Vedo anche
chiaramente la grande santità di Dio; non oso alzare gli occhi fino a Lui, ma mi prostro nella
polvere ai Suoi piedi e méndico la Sua Misericordia. Passò così circa la metà dell'anno, ma
lo stato della mia anima non cambiò affatto. La nostra cara Madre Maestra m'infuse
coraggio in quei momenti difficili. Ciò nonostante questa mia sofferenza aumenta sempre
più. Si avvicina il secondo anno di noviziato. Al pensiero che debbo fare i voti , la mia anima
rabbrividisce. Qualunque cosa legga, non la comprendo; non sono in grado di meditare. Mi
sembra che la mia preghiera non sia gradita a Dio. Quando mi accosto ai santi Sacramenti,
mi pare di offendere ancor di più Dio. Il confessore però non mi ha permesso di tralasciare
nemmeno una sola volta la S. Comunione. Dio operava in modo singolare nella mia anima.
Non capivo assolutamente nulla di quello che mi diceva il confessore. Le più semplici verità
della fede mi erano divenute del tutto incomprensibili. La mia anima si tormentava non
trovando soddisfazione da nessuna parte. In un certo momento mi venne una forte idea di
essere respinta da Dio. Questo pensiero spaventoso mi trafisse l'anima da parte a parte;
per questa sofferenza la mia anima cominciò ad agonizzare. Volevo morire e non potevo. Mi
venne il pensiero: « A che scopo cercare di acquistare le virtù? Perché mortificarsi, se tutto
ciò non è gradito a Dio? ». Quando ne parlai con la Madre Maestra, ricevetti questa
risposta: « Sappia, sorella, che Iddio la destina ad una grande santità. È un segno che Dio
la vuole in paradiso, molto vicino a Sé. Sorella, abbia molta fiducia nel Signore Gesù ». il
tremendo pensiero di essere respinti da Dio è il tormento che in realtà soffrono i dannati.
Mi rifugiai nelle Piaghe di Gesù. Ripetevo parole di speranza, ma quelle parole divennero
per me un tormento ancora maggiore. Andai davanti al SS.mo Sacramento e cominciai a
dire a Gesù: « Gesù, Tu hai detto che è più facile che una madre dimentichi il bambino che
allatta, piuttosto che Iddio dimentichi una Sua creatura e se pure essa lo dimenticasse, Io
Dio non dimenticherò la Mia creatura. Senti, Gesù, come geme la mia anima? Ascolta i
vagiti strazianti della Tua bambina. Ho fiducia in Te, o Dio, poiché il cielo e la terra
passeranno, ma la Tua Parola dura in eterno». Però non trovai sollievo nemmeno per un
istante. Un giorno, subito dopo la sveglia, mentre mi metto alla presenza di Dio, incomincia
ad assalirmi la disperazione. Buio estremo nella mia anima. Ho lottato come ho potuto fino
a mezzogiorno. Nelle ore pomeridiane cominciò ad impossessarsi di me un vero terrore di
morte; mi cominciarono a venir meno le forze fisiche. Rientrai in fretta nella cella e mi
gettai in ginocchio davanti al Crocifisso e cominciai ad implorare misericordia. Gesù però
non ascolta le mie grida. Sento che mi vengono a mancare del tutto le forze fisiche; cado a
terra; la disperazione si è impadronita della mia anima. Sto vivendo pene infernali che
realmente non differiscono in nulla da quelle dell'inferno. Sono rimasta in quello stato per
tre quarti d'ora. Avrei voluto andare dalla Maestra - non ne ebbi la forza. Volevo gridare - la
voce mi venne a mancare. Per fortuna però entrò nella cella una suora. Quando mi vide in
quello stato così fuori dal normale, avverti subito la Maestra. La Madre venne subito.
Appena entrò nella cella, disse queste parole: « In virtù della santa obbedienza, le chiedo di
alzarsi da terra ». Immediatamente una forza misteriosa mi sollevò da terra e mi trovai in
piedi accanto alla cara Maestra. Con parole affettuose mi spiegò che quella era una prova
mandata da Dio: « Sorella, abbia tanta fiducia; Iddio è sempre Padre, anche quando mette
alla prova ». Tornai ai miei doveri, come se fossi uscita dalla tomba. I miei sensi erano
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come impregnati di ciò che aveva sperimentato la mia anima. Durante la
funzione serale la mia anima cominciò ad agonizzare in un buio spaventoso. Sento che sono
in balia del Dio Giusto e che sono oggetto del Suo sdegno. In quei terribill momenti ho
detto a Dio: « O Gesù, che nel Vangelo Ti paragonasti alla più tenera delle madri, ho fiducia
nella Tua Parola, poiché Tu sei la verità e la vita. Gesù, confido in Te contro ogni speranza,
contro ogni sentimento, che ho nel mio intimo ed è contrario alla speranza. Fa' di me quello
che vuoi; non mi allontanerò da Te, poiché Tu sei la sorgente della mia vita ». Quanto sia
tremendo questo tormento dell'anima, lo può capire soltanto chi ha provato su di sé simili
momenti. Nella notte mi fece visita la Madonna con in braccio il Bambino Gesù. La mia
anima fu piena di gioia e dissi: « O Maria, Madre mia, lo sai quanto terribilmente soffro? ».
E la Madonna mi rispose: « Lo so quanto soffri, ma non temere, io partecipo e parteciperò
sempre alla tua sofferenza ». Sorrise amabilmente e scomparve. Immediatamente nella mia
anima ritornò la forza e tanto coraggio. Questo però durò soltanto un giorno. Sembrava
quasi che l'inferno avesse congiurato contro di me. Un odio tremendo cominciò ad
insinuarsi nella mia anima, un odio contro tutto ciò che è santo e divino. Mi sembrava che
questi tormenti dello spirito dovessero far parte per sempre della mia esistenza. Mi rivolsi
pertanto al Santissimo Sacramento e dissi a Gesù: « O Gesù, Sposo della mia anima, non
vedi che la mia anima sta morendo andando a Te? Come puoi nasconderTi così ad un cuore
che Ti ama con tanta sincerità? Perdonami Gesù; si compia in me la Tua santa volontà.
Soffrirò in silenzio, come una colomba, senza lamentarmi. Non permetterò al mio cuore
nemmeno un solo gemito di doloroso lamento ». Fine del noviziato. Le sofferenze non
diminuiscono affatto. Debolezza fisica; dispensa da tutte le pratiche di pietà, o meglio loro
sostituzione con giaculatorie. Venerdì Santo. Gesù attrae il mio cuore nel centro infuocato
dell'amore. Ciò è avvenuto durante l'adorazione serale. Improvvisamente la presenza di Dio
s'impadronì di me. Dimenticai ogni cosa. Gesù mi fa conoscere quanto ha sofferto per me.
Questo durò molto brevemente. Una nostalgia tremenda. Un desiderio ardente di amare
Dio. I prirsi voti. Un ardente desiderio di annientarmi per Dio mediante un amore attivo, ma
che sfugga all'occhio anche delle suore che mi stanno più vicino. Anche dopo i voti però
l'oscurità continuò a regnare nella mia anima fino a circa metà dell'anno. Durante la
preghiera Gesù penetrò tutta l'anima mia. L'oscurità scomparve. Udii nell'intimo queste
parole: «Tu sei la Mia gioia, tu sei delizia del Mio cuore » . Da quel momento percepli
nel cuore, cioè nel mio intimo, la Santissima Trinità. In maniera sensibile mi sentii inondata
di luce divina. Da allora la mia anima vive in intimità con Dio, come un bimbo col proprio
padre affezionato. Una volta Gesù mi disse: « Va' dalla Madre Superiora e pregala di
autorizzarti a portare il cilicio per sette giorni e durante la notte ti alzerai una
volta e verrai in cappella ». Risposi di si, ma avevo una certa difficoltà a recarmi dalla
Superiora. Verso sera Gesù mi chiese: « Fino a quando rimanderai?». Decisi di parlarne
alla Madre Superiora al primo incontro. il giorno dopo prima di mezzogiorno mi accorsi che
la Madre Superiora andava in refettorio e siccome la cucina, il refettorio e la stanzetta di
Suor Luisa si trovano quasi assieme, invitai la Madre Superiora nella stanzetta di Suor Luisa
e le riferII la richiesta di Gesù. La Madre mi rispose: « Non le permetto di portare nessun
cilicio. Nel modo più assoluto. Se Gesù le dà la forza di un colosso, le permetterò queste
mortificazioni ». Mi scusai con la Madre per averle fatto perdere tempo ed uscII dalla
stanzetta. All'improvviso vidi Gesù in piedi sulla porta della cucina e Gli dissi: « Mi ordini di
andare a chiedere delle penitenze, che la Madre Superiora non intende permettere ». Allora
Gesù mi disse: «Ero qui durante il colloquio con la Superiora e so tutto e non
voglio le tue mortificazioni, ma l'obbedienza. Con questo Mi dai una grande
gloria ed acquisti dei meriti per te ». Una delle Madri, quando venne a conoscere il mio
stretto rap porto con Gesù, mi disse che ero una povera illusa. Mi disse che Gesù
manteneva rapporti simili solo coi santi « e non con anime peccatrici come lei, sorella ». Da
quel momento fu come se diffidassi di Gesù. In un colloquio mattutino dissi a Gesù: «
Gesù, non sei per caso un'illusione? ». Gesù mi rispose: « Il Mio amore non delude
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