La Repubblica - 09.10.2009.pdf

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repubblica
La cultura
Gli spettacoli
Lo sport
Nobel a Herta Müller
“Ha denunciato
l’orrore delle dittature”
Sul set del film
che racconta la vita
di Tiziano Terzani
Giallo su Cannavaro
positivo al doping
per un errore Juve
HERTA MÜLLER
VANNA VANNUCCINI
LAURA
PUTTI
CAPODACQUA, CURRÒ
E MORESCO
Fondatore Eugenio Scalfari
Direttore Ezio Mauro
ven 09 ott 2009
1 2
www.repubblica.it
Anno 34
- Numero 239
1,50 in Italia
venerdì 9 ottobre 2009
SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. PREZZI DI VENDITA ALL'ESTERO: AUSTRIA, BELGIO, FINLANDIA, FRANCIA, GERMANIA, GRECIA, IRLANDA, LUSSEMBURGO, MALTA, MONACO P.,
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Fini-Schifani: “Napolitano corretto”
Ma Berlusconi attacca ancora la Consulta: il premier va rispettato
R2
Se il posto
non si trova
c’è l’asilo
fai-da-te
“Lei è più bella che intelligente”
ALTAN
LA NOTTE DELLA REPUBBLICA
MARIA NOVELLA DE LUCA
Insulti del Cavaliere
alla Bindi in tv
coro di proteste
MASSIMO GIANNINI
S APPIAMO bene che la notte della Re-
pubblica berlusconiana è appena agli
inizi. E sappiamo altrettanto bene che,
con il Cavaliere, a scommettere sul peggio
non si sbaglia mai. Ma vorremmo rassicura-
re il presidente del Consiglio: non c’è bisogno
di aspettare il prossimo strappo costituzio-
nale, o la prossima intemperanza verbale, per
vedere «di che pasta è fatto», come minaccia
lui stesso. L’avevamo capito da un pezzo.
SEGUE A PAGINA 40
ROMA — È polemica per la
frase del premier Silvio Berlu-
sconi alla vicepresidente del-
la Camera Rosy Bindi: «È più
bella che intelligente». «Sgo-
mento e indignato» il Pd. Bo-
naiuti minimizza: «Parole
dettate dalla concitazione».
GIOVANNA CASADIO
ALLE PAGINE 6 E 7
dofamiglia di Giorgia e
Cinzia c’è un delicato
odore di ragù, i petti di pollo so-
no già infarinati, e per merenda
è prevista la crostata che Danie-
le, Giulia, Davide e Luca hanno
“impastato” il giorno prima,
riempiendosi felicemente di fa-
rina dalla testa ai piedi. Il luogo è
la casa di Giorgia, giovane mam-
ma di due bambini, una villetta
con il prato all’inglese nella cin-
tura metropolitana di Roma,
trasformata da qualche mese in
nidofamiglia per piccoli dai 3
mesi ai tre anni. Fiori, alberi, al-
talene, muri colorati, castelli di
gommapiuma, tappeti per roto-
larsi, tavolini per dipingere, e poi
fasciatoi, lettini, seggioloni,
pannolini e biberon in serie. Ec-
co l’ultima frontiera italiana del
welfare fai-da-te, il nuovo ap-
prodo per genitori assediati dal-
la cronica mancanza di servizi,
dove soltanto un bambino su 10
riesce a trovare un posto all’asi-
lo pubblico: i micronidi familia-
ri, all’interno delle case private,
gli asili di zona, di quartiere, di
condominio, gestiti da una o più
mamme, le “tagesmutter”, pa-
rola tedesca che vuol dire
“mamme di giorno”.
ALLE PAGINE 45, 46 E 51
IL GOVERNO ANTISTATO
LA FILOSOFIA
DELL’UTILIZZATORE
governo italiano allo Stato italiano,
neppure il maresciallo dei carabinie-
ri e il parroco. I ministri leghisti attaccano la
bandiera e l’unità dello Stato e Berlusconi
organizza la piazza contro i tribunali di Sta-
to, contro la Corte costituzionale e contro il
capo dello Stato.
le donne», come ha gra-
ziosamente risposto al
giornalista spagnolo che lo
interrogava sulle sue fre-
quentazioni, perde non so-
lo le staffe, ma ogni senso
della buona educazione e
del limite appena una don-
na, una sua collega parla-
mentare e vicepresidente
della camera, si permette di
criticarlo.
SEGUE A PAGINA 41
SERVIZI ALLE PAGINE 2, 3, 4, 9, 11 E 12
SEGUE A PAGINA 41
Roma, sequestrate le piscine dei Mondiali
ROMA — Sequestrati gli impian-
ti dei mondiali di nuoto di Roma
per presunti abusi edilizi. Sigilli
per piscine, foresterie, parcheggi,
spogliatoi e palestre all’interno di
11 strutture. Una trentina gli in-
dagati, tra cui Giovanni Malagò.
VINCI E ZUNINO
ALLE PAGINE 16 E 17
Bologna, aveva abbandonato le cure tradizionali
Bimbo muore a sei anni
omicidio volontario
per il medico ayurvedico
PAOLA CASCELLA A PAGINA 25
L’appello
Le donne firmano
“Ci offende tutte”
A PAGINA 7
LIBRI DISCHI DVD GAMES MP3
La storia
Il caso
,
Il paese che ha scelto
di non crescere più
Piazza Venezia, riaffiora
l’ateneo di Adriano
dal nostro inviato
FRANCESCO ERBANI
REPUBBLICA
L’ESPRESSO
CARLO ALBERTO BUCCI
ROMA
L E MEMORIE di Adria-
PIOVONO
REGALI!
tasse. La piccola rivo-
luzione di Domenico
Finiguerra, sindaco di Cas-
sinetta di Lugagnano, venti
chilometri a sud ovest di Mi-
lano, si riduce a pochi ingre-
dienti: un piano regolatore
che prevede crescita zero e
un aggravio della pressione
fiscale.
“Fiorella Mannoia
Collection”
no erano nascoste
sotto appena cinque
metri di terra. E sono venu-
te alla luce in faccia all’Alta-
re della Patria. Hanno la for-
ma inedita di una doppia
scalea contrapposta, come
nella Camera dei Lord. Ma
si tratta probabilmente de-
gli scranni dell’Athe-
naeum.
SEGUE A PAGINA 32
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“Onda Tropicale”
SEGUE A PAGINA 33
Lodo Alfano, continua la polemica. I presidenti delle Camere convocati al Colle. Il Pdl: la Corte ha sviato il Parlamento
ROMA
A LL’ORA di pranzo nel ni-
FRANCESCO MERLO
N ULLA si salva nell’inedita guerra del
CHIARA SARACENO
I L PREMIER che «adora
Scandalo nuoto nella capitale. Violate le norme urbanistiche, indagato anche Giovanni Malagò
CASSINETTA DI LUGAGNANO
N IENTE cemento, più
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la Repubblica
POLITICA E GIUSTIZIA
VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009
2
Lo scontro
“Ha rispettato la Costituzione”
Ma Berlusconi lancia nuove accuse alla Consulta
GIANLUCA LUZI
ROMA — «È un momento difficile,
ma ne ho visti tanti e supereremo
anche questo». Alla fine della gior-
nata, dopo il concerto a cui ha as-
sistito assieme al Papa, Giorgio
Napolitano riassume così la dram-
maticità dello scontro istituziona-
le aperto da Berlusconi con le sue
frasi infuriate nei confronti della
Consulta e dello stesso capo dello
Stato per la bocciatura del Lodo Al-
fano che avrebbe dovuto metterlo
al riparo dai processi. «Un attacco
di rozzezza senza limite» lo ha de-
finito il vicepresidente del Csm
Mancino. E in questo clima di at-
tacco al Quirinale e ai giudici da
parte del centrodestra, in partico-
lare ex Forza Italia e Lega, nel po-
meriggio il presidente Napolitano
ha chiamato al Quirinale i presi-
denti di Camera e Senato. Il rischio
era quello di uno strappo irrime-
diabile e di una deriva incontrolla-
bile. Nel vertice delle tre più alte
cariche è stato ripercorso passo
dopo passo il cammino del Lodo
Alfano. Dopo un colloquio di oltre
un’ora Fini e Schifani hanno
emesso un comunicato congiun-
to che smentisce le accuse di fazio-
sità lanciate dal premier contro il
Colle. La seconda e la terza carica
dello Stato, infatti, «hanno dato at-
to al presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, del suo rigo-
roso rispetto delle prerogative che
la Costituzione gli riconosce; han-
no espresso l’auspicio che tutti gli
organismi istituzionali e di garan-
zia agiscano, in aderenza al detta-
to costituzionale e alla volontà del
corpo elettorale, per determinare
un clima di leale e reciproca colla-
borazione nell’interesse esclusivo
della Nazione». A parte quel riferi-
mento alla «volontà del corpo elet-
torale» che richiama in qualche
modo l’argomento più usato da
Berlusconi, il resto è una inequivo-
cabile presa di distanza dalle in-
vettive del premier, a cui si aggiun-
ge una dichiarazione di Fini che
suona come un severo monito al
capo del governo: «L’incontesta-
bile diritto politico di Silvio Berlu-
sconi di governare, conferitogli
dagli elettori, e di riformare il Pae-
I presidenti delle Camere
Abbiamo espresso l’auspicio che
istituzioni e organi di garanzia
agiscano per determinare un
clima di leale collaborazione,
nell’interesse della Nazione
Il presidente del Consiglio
Senza di me saremmo nelle mani
della sinistra. Oltre al capo
dello Stato di sinistra, c’è una
Consulta con 11 giudici di
sinistra, un organo politico
se, non può fare venir meno il suo
preciso dovere costituzionale di
rispettare la Corte Costituzionale
e il capo dello Stato». Il premier
non sembra però intenzionato a
raccogliere l’invito alla «calma,
calma, calma» che gli ha rivolto il
leader dell’Udc Casini. E anche il
Pdl ha confermato con toni molto
duri le accuse alla Corte costitu-
zionale di aver bocciato il Lodo Al-
fano per motivi politici: «Violato il
citando la canzone slogan che l’ha
accompagnato in campagna elet-
torale — altrimenti saremmo
completamente nelle mani di
questi signori della sinistra» che a
suo giudizio controllano «toghe
rosse» e stampa «con in testa Re-
pubblica », oltre al «capo dello Sta-
to di sinistra, nonché una Consul-
ta con 11 giudici di sinistra che non
è un organo di garanzia ma politi-
co». Quanto al «presidente della
Repubblica — sottolinea — è stato
eletto da una maggioranza che
non è più maggioranza nel paese».
Infine la sfida: «ci sono due pro-
cessi farsa, risibili, assurdi che illu-
strerò agli italiani, anche andando
in tv. Mi difenderò nelle aule dei
tribunali, esponendo al ridicolo gli
accusatori, dimostrando a tutti gli
italiani di che pasta sono fatti e di
che pasta sono fatto io». L’ennesi-
mo richiamo al «popolo» chiama-
to a dimostrare di «che pasta è fat-
to». Lo stesso richiamo che il pre-
mier ha fatto a Palazzo Grazioli di
fronte all’Ufficio di presidenza del
suo partito. Prima ha cercato di
sgombrare il campo dalle preoc-
cupazioni per i problemi giudizia-
ri: «Ho i nervi di acciaio, sono in
grado di smontare tutte le accuse,
state certi che non succederà nul-
la e lo spiegherò facilmente, non
ho paura di niente». Poi la dura ri-
sposta a Fini che lo invitava al ri-
spetto delle istituzioni: «Sono io
che sono stato eletto dal popolo e
per questo devo essere rispettato».
Nessuno dei presenti, natural-
mente, ha ricordato al presidente
del consiglio che l’Italia è una re-
pubblica parlamentare e non c’è
l’elezione diretta del premier.
Il retroscena
Mancino (Csm): dal
premier attacco di
una rozzezza senza
limite al Colle e alla
Corte costituzionale
CLAUDIO TITO
ROMA — «Bisogna mettere un
punto fermo». La tensione è altissi-
ma. Il rischio di uno conflitto istitu-
zionale senza precedenti aleggia
sul Quirinale e su Palazzo Chigi. Le
bordate sparate l’altro ieri da Silvio
Berlusconi contro il presidente
della Repubblica hanno provocato
una vera e propria crisi nei rappor-
ti tra le massime cariche dello Sta-
to. Napolitano è preoccupatissi-
mo. Soprattutto non accetta che sia
messa in dubbio la sua «correttez-
za» costituzionale. Nell’altra “pa-
lazzo”, quello di via del Plebiscito, i
toni sono ancor più aspri. La paro-
la «complotto» viene ripetuta os-
sessivamente. E il Cavaliere pone
un interrogativo ai suoi fedelissimi:
«Perché, se abbiamo la maggioran-
za nel Paese, alcune istituzioni so-
no in mano all’opposizione?».
Il clima è pesantissimo. I canali
di comunicazione tra Quirinale e
governo sono praticamente inter-
rotti. Di buon mattino, allora, Na-
politano chiama prima il presiden-
te della Camera, Gianfranco Fini, e
principio di leale collaborazione
tra i poteri». Già di prima mattina
al Giornale radio, Berlusconi ave-
va annunciato di voler andare
«avanti tranquillamente e serena-
mente, possibilmente con più
grinta». Il presidente del consiglio
«si sente assolutamente necessa-
rio alla democrazia, alla libertà e al
benessere del Paese», quindi «me-
no male che Silvio c’è — aggiunge
BREVIARIO
“Queste cose a me mi
caricano; agli italiani
li caricano. Viva l’Italia,
viva Berlusconi”
Silvio Berlusconi,
presidente del Consiglio
A PALAZZO CHIGI
Il presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi
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Oggi la tua salute
POLITICA INTERNA
Fini e Schifani da Napolitano
ha un indirizzo naturale.
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VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009
3
Il caso
E il Cavaliere agli imprenditori
“Pdl-Lega, un patto d’acciaio”
IL QUIRINALE
Il capo dello Stato Giorgio
Napolitano fra
Renato Schifani
e Gianfranco Fini
ROMA — «Il rapporto tra il Pdl e la Lega
è d’acciaio»: Silvio Berlusconi prova co-
sì a rassicurare gli imprenditori sulla si-
tuazione politica. Al termine di una
giornata a dire poco convulsa, il pre-
mier ha invitato a cena a Villa Madama
una cinquantina di industriali, ripren-
dendo gli appuntamenti diretti con il si-
stema produttivo interrotti dall’estate.
E ha rilanciato la sua tesi: «Usciremo
prima dalla crisi», annunciando che so-
no allo studio anche formule di fiscalità
di vantaggio per il sud agganciate agli
investimenti.
Al tavolo, non i rappresentanti delle
associazioni imprenditoriali, ma diret-
tamente i titolari delle aziende. Uno
schema di gioco informale che, tuttavia,
non sembra ancora aver portato a risul-
tati concreti. Ieri sera c’erano soprattut-
to esponenti dell’industria alimentare,
della moda, della farmaceutica e della
grande distribuzione. Un pezzo signifi-
cativo del made in Italy dal quale dipen-
de buona parte delle chance di ripresa.
Tra gli altri, Maurizio Corneliani, Gen-
naro Auricchio, Vallarino Gancia, Giu-
seppe Condorelli, Sandro Ferrone, Ce-
sare Paciotti, Fiorucci e Giuliano An-
dreani, amministratore delegato di Pu-
blitalia, la concessionaria di pubblicità
di Mediaset. Dall’altra parte i ministri:
dal titolare dell’Economia, Giulio Tre-
monti, a quello dello Sviluppo, Claudio
Scajola. E poi Maurizio Sacconi (Lavo-
ro), Mariastella Gelmini (Istruzione),
Michela Brambilla (Turismo), Sandro
Bondi (Cultura) e Angelino Alfano (Giu-
stizia). A cena iniziata è arrivato signifi-
cativamente anche Umberto Bossi ac-
compagnato da Rosy Mauro.
In questa fase, le imprese, in partico-
lare quelle di piccole, soffrono per le dif-
ficoltà di accesso al credito. Tamponata
in qualche modo la crisi sul lato dell’oc-
cupazione con le deroghe che permet-
tono il ricorso massiccio alla cassa inte-
grazione, gli imprenditori sono a corto
di risorse per rilanciare l’attività. Su
questo hanno insistito anche ieri.
(r.ma.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il capo dello Stato chiede una “rete di sicurezza” e ottiene una tregua. Fini: “Questa volta Silvio non lo capisco proprio”
Il Colle esige il chiarimento: basta strappi
poi quello del Senato, Renato Schi-
fani. Li convoca al Quirinale per un
vertice straordinario. Obiettivo:
dare atto che la più alta magistratu-
ra dello Stato ha agito nel «pieno ri-
spetto» delle prerogative costitu-
zionali. E poi tessere una «rete» di
sicurezza che salvaguardi l’equili-
brio tra le istituzioni. Il presidente
della Repubblica, insomma, chie-
de un pronunciamento pubblico.
Un «chiarimento» definitivo.
L’allarme scatta anche a Monte-
citorio. Le uscite di Berlusconi non
sono piaciute a Fini. «Non si può at-
taccare il capo dello Stato in questo
modo», si lamenta con gli “amba-
sciatori” del Cavaliere: «Silvio pro-
prio non lo capisco. Ma come si fa a
sparare in quel modo? Deve capire
che non può attaccare così il presi-
dente della Repubblica. Cosa ha in
mente?». È d’accordo con Napoli-
tano. Ma è Schifani a sollevare dub-
bi.
ELLEKAPPA
politano e Giovanni Spadolini per
poi pronunciare il famoso «non ci
stò» in seguito all’inchiesta sui fon-
di Sisde. E così fu anche nel 2002
quando Ciampi consultò Casini e
Pera sulla crisi che si era aperta al
vertice della Rai. Stavolta la secon-
da carica dello Stato presenta, in
partenza, i suoi appunti.
A quel punto il presidente della
Repubblica ripercorre punto per
punto la vicenda. Rammenta che
tutto nasce con il cosiddetto prov-
vedimento “blocca processi” idea-
to dall’esecutivo. Ricorda l’inter-
vento svolto a Torino nell’aprile
scorso in riferimento ai «limiti che
non possono essere ignorati
nemmeno in forza dell’investitu-
ra popolare, diretta o indiretta, di
chi governa». Soprattutto chiede
di intervenire per far «ragionare»
il capo del governo. Fini si schiera
al suo fianco. Il presidente del Se-
nato prende tempo. Non vorreb-
be un comunicato congiunto. E
comunque chiede di apportare
dei correttivi. Si impunta sulla ne-
cessità di inserire un passaggio
pure sul «risultato delle elezioni».
Il confronto prosegue. Il presi-
dente della Repubblica deve la-
sciare la riunione per un appunta-
mento non procrastinabile, cui
prende parte pure Papa Benedet-
to XVI. Fini e Schifani restano al
Quirinale per altri venti minuti a
limare il testo e l’accordo viene
trovato solo esplicitando il valore
della «volontà del corpo elettora-
le».
La tregua alla fine viene siglata.
Ma la pace è ancora lontana. In
gran segreto, infatti, Schifani, la-
sciato il Quirinale, va a palazzo Gra-
zioli. Spiega tutto a Berlusconi. Il
Cavaliere si infuria ancora di più.
Le sue sono parole di fuoco contro
il presidente della Repubblica. «So-
no io a pretendere rispetto - sbotta
-. Forse ieri avrò pure esagerato ma
è chiaro che c’è un complotto con-
tro di me». Nell’ufficio di presiden-
za del Pdl molti evocano le elezioni
anticipate. Il Cavaliere non li
smentisce. Ma il suo «chiarimen-
to», a questo punto, riguarda gli
equilibri nelle più alte cariche del-
lo Stato.
ORLO DEL BARATRO
“Siamo sull’orlo del
precipizio”, scrive
Avvenire . “Il livello
dello scontro politico
è destinato a
rimanere alto”
L’incontro sul Colle si trasforma
in una trattativa difficilissima. Le
posizioni tra i tre, in un primo mo-
mento, non sono convergenti. Del
resto, proprio mentre i presidenti
dei due rami del Parlamento salga-
no al Quirinale, Berlusconi conti-
nua a sparare alzo zero verso il Col-
le. È furibondo e anche davanti alla
“colomba” Gianni Letta non riesce
a trattenersi. «Anche io pretendo ri-
spetto». E soprattutto butta là una
domanda che lascia di stucco i suoi
interlocutori: «Io sono eletto dal
popolo. La maggioranza del paese
è con noi, ma alcune della massime
cariche dello Stato sono dall’altra
parte. È possibile andare avanti co-
sì?». Il riferimento è chiaro: il Quiri-
nale, la Consulta, il Csm.
Il vertice tra Napolitano, Fini e
Schifani, dura oltre un’ora. In pas-
sato, i medesimi summit erano ini-
ziati e finiti con una intesa totale.
Così fu nel novembre del ‘93 quan-
do Scalfaro convocò lo stesso Na-
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Il premier: “Troppe istituzioni alla sinistra”
163569939.026.png 163569939.027.png 163569939.028.png 163569939.029.png 163569939.030.png 163569939.031.png 163569939.032.png 163569939.033.png 163569939.034.png 163569939.035.png 163569939.036.png 163569939.037.png 163569939.038.png 163569939.039.png 163569939.040.png 163569939.041.png 163569939.042.png
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VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009
4
Il governo
“La Corte ha dato via libera alle procure”
Il premier al vertice Pdl: sono eletto dal popolo, voglio rispetto. No alla piazza
FRANCESCO BEI
ROMA — La sentenza della Corte costitu-
zionale che ha bocciato il lodo Alfano è una
«scelta politica» e rappresenta «una viola-
zione del principio di leale collaborazione
tra gli organi costituzionali». Alla fine, do-
po quasi due ore di riunione nel “parla-
mentino” di palazzo Grazioli, lo stato mag-
giore del Pdl mette nero su bianco le accu-
se ai giudici dell’alta corte. Mentre Berlu-
sconi, parlando a porte chiuse davanti al-
l’ufficio di presidenza del suo partito, non
alimenta nuove polemiche ma pretende
«rispetto». «Il presidente del Consiglio —
afferma a porte chiuse — tra le alte cariche
dello Stato è l’unico eletto dal popolo e
quindi va rispettato come tutti gli altri».
Del resto, raccontano che Silvio Berlu-
sconi fosse ancora nero per il colpo ricevu-
to dalla Consulta, ma non tanto per i due
processi di Milano — quello Mills e quello
sui diritti tv, quasi “condannati” alla pre-
scrizione — quanto per le altre tegole giu-
diziarie che sarebbero in arrivo. «La Corte
— si è sfogato — ha dato il via libera a tutti
i pm d’Italia e mi ha disegnato addosso un
bersaglio». Insomma, è la sindrome del-
l’accerchiamento, quella concatenazione
di eventi che ieri, nel summit del Pdl, sono
stati messi in fila uno dopo l’altro: «La cam-
pagna sulle escort, la condanna per il lodo
Mondadori, la sentenza della Corte e chis-
sà che altro arriverà». Il tutto, aggiunge
Paolo Bonaiuti, mentre «la sinistra e certi
gruppi mediatici ci attaccano continua-
mente per tenerci sotto tiro».
Certo, il comunicato finale dell’ufficio
di presidenza del Pdl risente anche della
pressione delle colombe per rasserenare il
clima e lo stesso Berlusconi, parlando del-
lo scontro del giorno prima con Napolita-
no, si sarebbe morso la lingua per l’ecces-
so di reazione, considerando che «forse
certe espressioni avrei potuto evitarle».
Difatti nel documento, seppur a denti
stretti, si ammette che il responso della
Corte «non si può non rispettare». Nessu-
na polemica, almeno davanti alla trentina
di alti dirigenti, nemmeno su Gianfranco
Per le regionali
“necessario” l’accordo
con l’Udc e la modifica
della par condicio.
Il Pdl punta a un
milione di iscritti
Fini, sebbene dai più vicini al Cavaliere fil-
tri l’irritazione per l’ennesima presa di di-
stanza del presidente della Camera. «Da
Fini — è il rammarico espresso da Berlu-
sconi con uno dei suoi fedelissimi — mi sa-
rei aspettato almeno una parola sul com-
portamento della Corte». Ieri tuttavia, do-
po la sfuriata a caldo di mercoledì sera, non
era aria di alimentare altri scontri. Anche
con Gianni Letta, dopo le voci di frizioni,
Berlusconi ha voluto riconciliarsi. «Ecco
Letta, il vero primo ministro», lo ha saluta-
to ieri notte alla cena con gli imprenditori
a villa Madama.
Ma alla fine, davanti ai dirigenti del Pdl,
nel Cavaliere ha preso nuovamente il so-
pravvento la rabbia per quanto accaduto:
«Gli altri guai a chi li tocca, se invece parla
il presidente del Consiglio tutti sono pron-
ti a criticarlo». «In fondo — ha protestato —
cosa ho mai detto? Su Napolitano e sulla
Corte costituzionale mi sono limitato a fa-
re una fotografia della realtà: quando fan-
no le nomine dei giudici, tutti i capi dello
Stato rispondono alla loro storia». E co-
munque, ha assicurato il premier, «ho dei
nervi d’acciaio, non vi preoccupate, non
può succedere nulla».
Non c’è nemmeno bisogno di una ma-
nifestazione a difesa del governo, come
chiedevano in molti nel Pdl. «Perché sa-
rebbe un segnale di debolezza — ha spie-
gato il Cavaliere —. A noi basta sapere che
il 68,7% degli italiani hanno fiducia in me».
Vista la prova cruciale delle regionali di
marzo, nonostante i sondaggi, Berlusconi
preferisce comunque non rischiare e pun-
ta all’accordo con l’Udc. Nonostante la
contrarietà, espressa nel vertice, da An-
drea Ronchi e da altri esponenti ex An.
«L’accordo è necessario — ribadisce il pre-
mier — con Casini va trovata un’intesa».
Per politicizzare al massimo la campagna
elettorale Berlusconi annuncia quindi
l’intenzione di cambiare la par condicio.
Novità per il tesseramento: l’obiettivo è ar-
rivare a un milione di iscritti e aderenti, il
doppio di quanti ne avevano Forza Italia e
An.
PALAZZO GRAZIOLI
Ieri il vertice del Pdl
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Il retroscena
In arrivo una leggina per tagliare
la prescrizione del caso Mills
Ghedini e Alfano al lavoro per approvarla entro febbraio
LIANA MILELLA
ROMA — Al tappeto dopo il mici-
diale knock out della Consulta sul
lodo Alfano il team giuridico del
Cavaliere sbanda, si divide, ma già
è al lavoro su nuove sorprese ad
personam. Una su tutte: interve-
nire di nuovo sui tempi di prescri-
zione, dopo il pesante intervento
della Cirielli, nel disperato tentati-
vo di far “morire” subito il proces-
so Mills. Niccolò Ghedini e Angeli-
no Alfano escono azzoppati dalla
partita sullo scudo congela-pro-
cessi, ma ancora a loro due si è ri-
volto il Cavaliere per esigere, in
tempi brevi, una legge che spunti
le armi dei magistrati milanesi.
«Non voglio governare con l’incu-
bo delle udienze, datevi da fare» gli
ha detto liquidandoli. Tacchi in-
dietro, i due si sono messi al lavo-
ro. E adesso, in queste ore, nello
studio di Ghedini e nelle stanze di
via Arenula, comincia a prendere
forma un disegno di legge “legge-
cato, ha sempre criticato. Adesso
appresta lo strumento legislativo
per togliere ai pm questa libertà
mettendo dei paletti rigidi. Il reato
fu commesso quando i soldi parti-
rono e non quando furono utiliz-
zati. Quindi la data è il ’98. La nor-
ma, più favorevole all’imputato ri-
spetto a quella attuale, dovrà esse-
re applicata anche al processo
Mills che, a quel punto, dovrà su-
bito chiudere i battenti perché i
dieci anni in cui si prescrive il rea-
to risulteranno scaduti. Non ba-
sta. Per garantirsi che comunque,
nel processo contro Berlusconi,
non possa essere utilizzata la sen-
Le norme
SOTTO INCHIESTA
L’avvocato inglese
David Mills. A sinistra,
Berlusconi parla con il
ministro della giustizia
Angelino Alfano
PRESCRIZIONE
I pm avranno
minore libertà
rispetto ad oggi
nello scegliere la
data in cui far
decorrere i tempi
di prescrizione
di un reato
Più potere alle
difese per far
scadere i termini
anche nel processo
sui diritti tv
tenza del troncone Mills, quando
sarà definitiva, Ghedini cambia le
regole e cancella la possibilità di
usarla in un altro processo come
invece avviene oggi.
Messo a posto il caso Mills re-
stano gli altri processi, come quel-
lo sui diritti tv che si prescrive nel
2012. E lì non rimane che guada-
gnare la prescrizione allungando a
dismisura i tempi del processo e
scandagliando nella vita dei giudi-
ci con l’obiettivo di trovare una
pecca e ricusarli. Per questo Ghe-
dini ha già scritto da mesi due nor-
me ad hoc: la prima stabilisce che
«l’imputato ha diritto, nelle stesse
condizioni del pm, di ottenere
l’acquisizione di ogni altro mezzo
di prova a suo favore. Il giudice, a
pena di nullità, le ammette». Di-
venta un esecutore in mano alle
difese. Quanto alle toghe si po-
tranno ricusare «anche se espri-
mono giudizi fuori dall’esercizio
della funzione giudiziaria» tanto
da compromettere la loro impar-
zialità. Per capirci, basta che un
magistrato intervenga in un’as-
semblea dell’Anm e esprima un
giudizio negativo su una legge ed è
fuori dal processo. Il lodo Alfano
congelava i processi, queste nor-
me li cancellano.
ro” in cui mettere al primo posto i
nuovi limiti della prescrizione e
poi altre tre “creature” ghedinia-
ne, poteri potenziati delle difese a
scapito dei giudici, ricusazione
più facile delle toghe, stretta nel-
l’utilizzo delle sentenze passate in
giudicato. Tutto questo ha un solo
norme: una nuova legge tagliata
su misura per Berlusconi. Smilza,
pochi articoli, di facile gestione
parlamentare, con una corsia pre-
ferenziale garantita tra Camera e
Senato. Da approvare per feb-
braio, marzo. In grado di chiudere
subito il processo Mills, quello più
pericoloso per Berlusconi, che
con le regole di oggi è prescritto a
metà del 2012.
Avrebbe voluto un decreto il
DIRITTO DI PROVA
I giudici avranno
meno margini di
libertà per rifiutare
le richieste degli
imputati durante
il processo
e questo ne
allungherà i tempi
premier. Ma, assai contriti, sono
stati costretti a dirgli che sarebbe
difficile spiegare a Napolitano
quali sono le ragioni di necessità e
urgenza per cambiare le regole
della prescrizione e costringere i
giudici ad ancorarla in modo mec-
canico. Un nuovo braccio di ferro
con il Colle è meglio evitarlo. Dun-
que si vada a un ddl che anticipa,
da quello sul processo penale in
sonno al Senato, le norme già scrit-
te da Ghedini per Berlusconi a feb-
braio. Lungimirante il Ghedini: al-
la fine del 2008, con il lodo Alfano
appena applicato al processo Mil-
ls, l’avvocato di Padova era consa-
pevole della sua inconsistenza e
sfornava nuove norme per proteg-
gere Berlusconi. Vediamole.
La prescrizione in primis. Che
hanno fatto i pm di Milano? Han-
no ancorato la decorrenza alla da-
ta in cui, era febbraio 2000, l’avvo-
cato di Londra entrò in possesso
dei 600mila dollari, regalo del pre-
mier per la sua versione addome-
sticata sui fondi neri, e non al 1998
quando quei soldi furono versati.
Una scelta che Ghedini, da avvo-
VECCHIE SENTENZE
Le sentenze
definitive (come
lo sarà quella
per Mills) non
potranno essere
utilizzate come
prova nei
nuovi processi
Sarà più facile
ricusare i giudici,
vietato usare le
sentenze passate
in giudicato
SFIDA IN CAMPANIA
“La bella e la
bestia”: l’ Espresso
parla dei candidati
pdl alle regionali
in Campania:
Carfagna contro
Cosentino
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POLITICA INTERNA
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