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Sport praticato su un rettangolo di gioco da due squadre composte da 11 giocatori che hanno l'obiettivo di fare gol, ovvero di

Sport praticato su un rettangolo di gioco da due squadre composte da 11 giocatori che hanno l'obiettivo di fare gol, ovvero di mandare un pallone dentro la porta avversaria. Un campo, due porte, una palla, un regolamento semplice e ventidue giocatori: questi modesti ingredienti hanno favorito la diffusione del calcio, lo sport più seguito e praticato del mondo. Il calcio suscita grandi emozioni e accende le rivalità, i suoi interpreti migliori sono famosi a livello planetario e i club più importanti gestiscono bilanci miliardari.


I natali inglesi

Numerose testimonianze indicano che già anticamente esistevano giochi in cui la palla veniva calciata: ne è un chiaro esempio un bassorilievo ateniese del IV secolo a.C., che ritrae un atleta mentre palleggia colpendo la palla di coscia come un moderno calciatore. Nella Firenze medievale due squadre composte da ventisette giocatori si affrontavano su un campo rettangolare, cercando di depositare una palla oltre la linea di fondo del campo avversario: nel calcio fiorentino era consentito toccare la palla con mani e piedi e qualsiasi mezzo per fermare gli avversari era considerato lecito; era un gioco violento, caratterizzato da infortuni gravi e frequenti.

Del tutto analoghi erano alcuni giochi presenti fin dal Medioevo anche nell'Europa settentrionale: in Bretagna (Francia) si disputavano partite di soule e in Inghilterra di hurling; la tradizione dei giochi con la palla si mantenne viva fino all'Ottocento, quando nei college e nelle università inglesi incominciò a emergere, oltre alla necessità di stilare regolamenti precisi, anche il desiderio di rendere i match meno cruenti e pericolosi. In quest'ottica, verso la metà del XIX secolo, alcuni dei college più rinomati come Eton e Harrow vietarono l'uso delle mani: questo fu il primo grande passo nella caratterizzazione del football , poiché in questo modo il gesto tecnico centrale del nascente sport diventava l'atto di calciare la palla.

La prima società di calcio fu lo Sheffield Club, fondato nel 1860, ma la data fondamentale nella storia di questo sport è il 26 ottobre 1863: a Londra si riunirono i rappresentanti di undici college per unificare le regole del football; si verificò però una spaccatura tra quanti volevano conservare la tradizione del gioco virile, come il delegato dell'università di Rugby, e chi cavalcava le ragioni del nascente sport giocato senza mani. Questa divisione diede origine da una parte alla Rugby Football Union e dall'altra alla Football Association.

Il football, inizialmente praticato dagli studenti e dalla borghesia benestante, prese rapidamente piede anche tra le classi operaie, come il glorioso Manchester United, composto da ferrovieri; nel 1871 si disputò la prima edizione della Coppa d'Inghilterra, ancora oggi considerata la più prestigiosa competizione d'Oltremanica.


Il calcio si diffonde nel mondo

I primi a diffondere il calcio oltre i confini britannici furono gli studenti: allievi stranieri che studiavano nei college e nelle università inglesi, esportarono il nuovo gioco nei paesi d'origine, mentre gli studenti inglesi delle scuole svizzere diedero vita al calcio elvetico. Tra gli anni '70 e '80 dell'Ottocento nacquero le prime squadre in Danimarca, Belgio, Olanda, Germania e Austria e nel corso del ventennio successivo il calcio si diffuse in tutta Europa.

La tendenza dei calciatori era quella di cercare il dribbling, cioè di saltare l'avversario palla al piede con una o più finte. Le azioni erano quindi prevalentemente individuali; solo successivamente si iniziò a cercare un gioco più corale, basato sul passaggio al compagno smarcato. Si trattava di un gioco ancora piuttosto rude, in cui le entrate pericolose si sprecavano e in cui la tendenza dei calciatori era quella di andare tutti contemporaneamente a cercare la palla, creando mischie simili a quelle del rugby .

La tecnica e l'organizzazione tattica dei britannici erano di gran lunga più raffinate e determinavano un notevole divario rispetto al resto d'Europa: la palla veniva calciata di interno ed esterno piede, invece che con il rozzo tiro di punta, e gli attaccanti venivano cercati con lanci lunghi. I risultati del resto lo testimoniano chiaramente: all'esordio olimpico del calcio, avvenuto a Parigi nel 1900, i maestri inglesi conquistarono un oro quasi scontato; questa superiorità li indusse a rimanere fuori dalle competizioni internazionali fino al 1950.


Entra in gioco il Sud America

Il XX secolo vide il diffondersi del calcio nelle colonie europee di Africa, Sud America e Asia; nel 1904 venne fondata laFédération Internationale de Football Association (Fifa). Nei primi venti anni del Novecento iniziarono a essere disputati con cadenza annuale numerosi campionati nazionali. A mettersi in evidenza fin dagli anni '20 fu il calcio uruguaiano: la nazionale bianco celeste si aggiudicò, infatti, le Olimpiadi del 1924 e del 1928 . Proprio il successo di pubblico ottenuto durante i Giochi di Amsterdam spinse il presidente della Fifa, Jules Rimet, a organizzare nel 1930 il primo Campionato Mondiale di Calcio. Come paese ospitante fu designato proprio l'Uruguay e la rappresentativa di casa fece suo il trofeo. La tesissima finale fu tutta sudamericana: l'Argentina venne superata per 4 reti a 2, davanti ai 100.000 spettatori che riempivano lo stadio del Centenariodi Montevideo.

La popolarità del calcio cresceva vertiginosamentee con essa nascevano i primi grandi miti, come l'italiano Giuseppe Meazza, implacabile attaccante dell'Ambrosiana Inter di Milano, che contribuì a fare grande la Nazionale azzurra allenata da Vittorio Pozzo. L'Italia negli anni Trenta si aggiudicò, infatti, due titoli mondiali consecutivi (in Italia nel 1934 e in Francia nel 1938 ) e una Olimpiade (a Berlino nel 1936 ).


Il dopoguerra

Dopo la Seconda Guerra Mondiale il calcio riprese ad attirare il pubblico negli stadi: nel 1950 i mondiali di calcio si disputarono in Brasile, dove la nazionale verdeoro partiva favorita; i brasiliani praticavano un calcio molto tecnico, fatto di tocchi deliziosi e di imprevedibile fantasia. Ad attenderli in finale allo stadio Maracanà di Rio de Janeiro trovarono però l'Uruguay di Schiaffino , che beffò i padroni di casa bissando il successo del 1930.

Alla metà degli anni Cinquanta venne introdotta in Europa una competizione continentale per club: nasceva la Coppa dei Campioni, torneo che metteva a confronto le squadre che si erano aggiudicate i rispettivi campionati nazionali. Le prime cinque edizioni del nuovo trofeo furono dominate dal Real Madrid del presidente Santiago Bernabeu, che aveva costruito la sua indimenticabile squadra intorno al talento dell'argentino Alfredo Di Stefano e dell'ungherese Ferenc Puskas . I migliori calciatori cominciavano infatti a essere acquistati anche dai club stranieri più ricchi e dietro le maggiori società calcistiche si muovevano imprenditori e multinazionali di primo piano.

Alla fine di quel decennio vide sorgere l'astro di quello che la maggior parte dei critici considera il miglior giocatore di calciodi tutti i tempi: il brasiliano Edson Arantes do Nascimiento, detto Pelé. All'età di soli diciassette anni con sei goal in tre partite, Pelé contribuì nel 1958 in Svezia alla conquista del primo campionato del mondo da parte della seleçao.


Gli anni Sessanta

Gli anni '60 si aprirono con la vittoria della nazionale sovietica nella prima edizione dei Campionati Europei di Calcio, manifestazione seconda per importanza solo ai mondiali. A livello di club in Europa si misero in evidenza soprattutto il Benfica di Lisbona e le squadre di Milano: il Milan allenato da Nereo Rocco e l'Inter guidata da Helenio Herrera, che vinsero due Coppe dei Campioni ciascuna.

Erano gli anni d'oro di Pelé, vincitore di due Coppe Intercontinentali (trofeo in cui si affrontano la squadra europea vincitrice della Coppa dei Campioni e la squadra sudamericana detentrice della Copa Libertadores) con il Santos e di altri due mondiali con la nazionale brasiliana ( in Cile nel 1962 e in Messico nel 1970 ). L'Inghilterra si aggiudicò nel 1966 il suo primo campionato del mondo, superando in finale a Wembley la Germania Ovest per 4 a 2, tra le polemiche dei tedeschi per un goal ingiustamente convalidato a Hurst.


Il calcio totale

Dall'Olanda arrivarono le novità più interessanti degli anni Settanta; la nazionale e i club come l'Ajax di Cruijff e il Feyenoord, particolarmente attenti alla preparazione atletica, disponevano di calciatori che non solo correvano a tutto campo, ma erano anche dotati di buoni fondamentali: gli attaccanti tornavano per coprire la difesa quando la palla era in possesso degli avversari, mentre i difensori supportavano le azioni offensive. Nasceva il cosiddetto «calcio totale» che prevedeva una disposizione a zona e non a uomo, in cui ogni giocatore aveva il compito di presidiare una determinata area del campo e non di marcare un singolo avversario.

Alla fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta, furono soprattutto le formazioni inglesi e tedesche, come Liverpool e Bayern Monaco, a imporsi in campo europeo; parallelamente cresceva il prestigio del calcio italiano che vantava un successo nel mondiale di Spagna del 1982 e che aveva attirato nel campionato nazionale i migliori calciatori di quel periodo: dai brasiliani Zico e Falcao, al francese Platini, dal tedesco Rummenigge all'argentino Maradona . Quest'ultimo contende a Pelé la fama di più grande giocatore di sempre: il capolavoro del «Pibe de Oro» si compì nel 1986, quando guidò la sua Nazionale al titolo mondiale in Messico, incantando il pubblico con serpentine ubriacanti e tocchi preziosi.


Il calcio attuale

Negli ultimi anni l'evoluzione del gioco ha portato a un calcio sempre più veloce e muscolare, con il parziale sacrificio della fantasia e della tecnica; le squadre sono sempre più corte e l'agonismo rende difficile agli attaccanti trovare la via della rete su azione e per questo motivo è aumentata la percentuale dei goal segnati su calcio da fermo (punizioni e rigori). Tra le formazioni che meglio hanno incarnato questa tendenza si ricorda il Milan dei «tulipani» Van Basten, Gullit e Rijkaard, vincitore di due Coppe dei Campioni (1988 e 1989) e due Coppe Intercontinentali (1989 e 1990), e tra le nazionali la Francia di Zidane, campione del mondo (in Francia nel 1998 ) e campione d'Europa (nel 2000) e il Brasile di Ronaldo e Rivaldo, campione del mondo in Giappone e Corea nel 2002 .


Il calcio italiano

Il calcio è in Italia lo sport nazionale e da oltre mezzo secolo è entrato a far parte del costume e della cultura del nostro paese. Non esiste centro urbano che non abbia il suo campo di calcio, nelle edicole compaiono ben tre quotidiani che si occupano prevalentemente di questo sport, innumerevoli sono i programmi televisivi a esso dedicati e gli stadi si riempiono ogni domenica per le partite di tutte le categorie. La Nazionale italiana, che ha potuto contare su giocatori come Meazza, Rivera, Riva, Zoff e Baggio, con i suoi tre successi nel campionato del mondo è seconda solo a quella brasiliana.

A livello di club i più titolati in campo internazionale sono Juventus, Milan e Inter, che sono anche le prime tre per numero di scudetti vinti. Tra le società che hanno fatto la storia del campionato italiano vanno però ricordate alcune nobili decadute come Bologna, Genoa e Torino, mentre tra le forze emergenti spiccano il Parma e le due compagini capitoline, Roma e Lazio. La serie A negli ultimi venti anni si è arricchita dell'apporto di numerosi campioni stranieri che hanno dato lustro al torneo giudicato, se non il più bello, sicuramente il più difficile del mondo.


Le nuove frontiere del calcio

Il football è praticato in tutto il mondo, ma le migliori formazioni e i giocatori di maggior classe sono sempre stati europei e sudamericani. Da qualche anno squadre appartenenti ad altri continenti hanno sempre più dimostrato che il divario tecnico e tattico con le scuole di più lunga e prestigiosa tradizione si sta velocemente colmando. Il calcio africano è stato il primo, in questi ultimi decenni, a offrire ottime compagini nazionali. Ai mondiali di Spagna del 1982 il Camerun di Roger Milla impressionò i critici terminando imbattuto il proprio girone; i «Leoni Indomabili» fecero ancora meglio otto anni dopo in Italia, cedendo solo nei tempi supplementari dei quarti di finale a una Inghilterra in affanno. La Nigeria, composta per lo più da calciatori che militano nei club europei, è stata la prima nazionale africana ad aggiudicarsi la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Atlanta (1996), imitata nella successiva edizione di Sydney 2000 ancora dal Camerun.

Ma i risultati più sorprendenti si sono avuti nel corso della Coppa del Mondo organizzata nel 2002 dal Giappone e della Corea del Sud. Nei quarti di finale 4 squadre su 8 non vantavano grandi tradizioni calcistiche: oltre a rappresentative 'storiche' come le europee Germania, Inghilterra e Spagna e ai pluricampioni del Brasile, si sono contese l'accesso alle semifinali gli africani del Senegal, i nordamericani degli USA e i padroni di casa coreani; infine, la stessa Turchia, rappresentante del Vecchio Continente, poteva essere considerata una vera e propria outsider del torneo. Sudcoreani e turchi hanno raggiunto le semifinali cedendo solo alla fine rispettivamente a Germania e Brasile.

Manoel Francisco Dos Santos, detto GarrinchaGarrincha                Dino Zoff Dino Zoff

 

Pelé Pele                      Ferreira Da Silva, detto Eusebio Eusebio

 

 

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